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A rivelarlo è uno studio dell’università di Zurigo, che ha analizzato alcune centinaia di ghiacciai sparsi sul globo terrestre.
Negli ultimi quindici anni, i ghiacciai di tutto il mondo hanno cominciato a fondere ad un ritmo nettamente superiore rispetto a quanto registrato nel corso del Ventesimo secolo. A lanciare l’allarme è uno studio realizzato dal Servizio di sorveglianza mondiale dei ghiacciai dell’università di Zurigo, che è stato pubblicato all’inizio di agosto dalla rivista scientifica The Journal of Glaciology.
L’analisi è stata effettuata sulla base di dati rilevati direttamente sul terreno, tra il 2001 e il 2010, in alcune centinaia di ghiacciai sparsi sul globo terrestre. Le misurazioni sono state poi messe a confronto con quelle realizzate nei decenni precedenti attraverso il monitoraggio satellitare (mentre per la prima parte del Novecento sono state state utilizzate fotografie e documenti ufficiali). “Nei ghiacciai che abbiamo studiato – ha spiegato all’agenzia AFP Michael Zemp, direttore della divisione specializzata dell’ateneo elvetico e coautore della ricerca – la fusione media risultata compresa tra cinquanta centimetri e un metro all’anno, il che rappresenta una velocità due-tre volte superiore rispetto a quella registrata nel secolo scorso”.
“Anche se le temperature dovessero rimanere stabili, il fenomeno non si arresterà. Le misure che abbiamo realizzato in loco riguardano solo alcune centinaia di ghiacciai, ma le immagini satellitari attuali ci dicono che il problema affligge migliaia di calotte in tutto il mondo”, ha aggiunto il ricercatore. Potrebbero non bastare, dunque, neppure gli obiettivi che la comunità internazionale vorrebbe fissarsi: alla Conferenza mondiale sul clima, Cop 21, che si terrà a Parigi a dicembre, i governi tenteranno di trovare un accordo per limitare il riscaldamento medio dell’atmosfera terrestre a due gradi centigradi, entro la fine del secolo.
I dati degli ultimi anni, non inclusi nello studio, confermano la drammaticità della situazione: “I risultati preliminari relativi al periodo 2011-2014 – conclude Zemp – mostrano che la fusione prosegue a ritmi molto elevati”. Non a caso, “il record di scioglimento registrato nel 1998 è stato già superato nel 2003, 2006, 2011 e 2013”.
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