Per metà dei ghiacciai della Terra non c’è più speranza

Uno studio pubblicato da Science spiega che anche centrando gli obiettivi climatici più ambiziosi, la metà dei ghiacciai terrestri non sopravvivrà.

La metà dei ghiacciai di tutto il mondo è spacciata. Anche qualora centrassimo gli obiettivi più ambiziosi in termini di limitazione della crescita della temperatura media globale, ormai non c’è più nulla da fare. La notizia, inquietante, è contenuta in uno studio pubblicato il 5 gennaio alla rivista Science, che ha preso in considerazione per la prima volta i dati di tutti i ghiacciai presenti sulla superficie terrestre, ovvero circa 215mila (solo quelli di Groenlandia e Antartide non sono stati inclusi).

Analizzati i dati di 215mila ghiacciai di tutto il mondo

Ebbene, quasi la metà, 104mila per l’esattezza, scompariranno totalmente. Anche se riusciremo a rispettare l’obiettivo più ottimistico fissato dalla comunità internazionale: non superare un riscaldamento globale di 1,5 gradi centigradi, alla fine del secolo, rispetto ai livelli pre-industriali. Se si tiene conto che, già oggi, la temperatura media globale è cresciuta di 1,2 gradi centigradi, e che il rischio di non riuscire a centrare il target è estremamente elevato, si comprende facilmente quanto a rischio siano i ghiacciai di tutto il mondo.

Il ghiacciaio della Marmolada dopo il crollo dell'estate 2022
Il ghiacciaio della Marmolada dopo il crollo dell’estate 2022 © Jan Hetfleisch/Getty Images

Lo studio, che è stato curato da un gruppo di ricercatori internazionale, spiega infatti che qualora si realizzasse invece lo scenario peggiore dal punto di vista dei cambiamenti climatici, che prevede una crescita di 4 gradi centigradi al 2100, a scomparire sarebbe oltre l’80 per cento dei ghiacciai.

Con +2,7 gradi perderemo il 94% dei ghiacciai delle Alpi

Ad essere più in pericolo sono in particolare quelli più piccoli, la cui superficie non supera il chilometro quadrato. Si tratta, tuttavia, della maggior parte di quelli esistenti. La loro fusione, secondo gli scienziati potrà “colpire in modo negativo il ciclo dell’acqua, il turismo e provocare danni”. Basti pensare che, ad oggi, dai ghiacciai arriva l’acqua che utilizzano 1,9 miliardi di persone nel mondo.

Ma non è tutto: l’analisi spiega che anche quelli che “sopravviveranno”, perderanno tra il 26 e il 41 per cento della loro massa, rispetto al 2015. E le Alpi figurano tra le principali vittime del riscaldamento globale. L’arco montuoso che tocca Francia, Svizzera, Italia, Austria e Slovenia perderà l’85 per cento della propria massa anche se centreremo l’obiettivo degli 1,5 gradi. E se si arriverà a 4, il calo sarà del 99 per cento. E in uno scenario intermedio, che prevede una crescita di 2,7 gradi, il dato non cambia sostanzialmente: la perdita sarà del 94 per cento.

Le temperature estremamente miti che sono state registrate in gran parte del Vecchio Continente nei primi giorni del 2023, ben al di sopra delle medie del periodo, non fanno che aggravare la situazione, con l’estensione della copertura nevosa che risulta ai minimi storici.

Sacche di “resistenza” solo nell’Artico e nelle catene asiatiche più alte

A resistere più facilmente saranno soltanto i ghiacciai più vasti, che conservano aree di accumulo più importanti. È il caso, ad esempio, di quelli presenti in Alaska, nell’Artico canadese e russo, alle isole Svalbard in Norvegia, o sulle montagne più alte dell’Asia. Ciò significa che, sebbene il 50 per cento dei ghiacciai sia ormai spacciato, siamo ancora in tempo per preservare i più grandi della Terra. Limitando così gli impatti, anche in termini di innalzamento del livello dei mari. Lo studio, in questo senso, rappresenta l’ennesimo monito per i governi di tutto il mondo, affinché agiscano in modo rapido e concreto per abbattere al più presto le emissioni di gas ad effetto serra.

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