![L’aeroporto di Francoforte ha sospeso temporaneamente i voli in seguito alle proteste degli attivisti per il clima](https://cdn.lifegate.it/IUgpww13xxu8GW9yJcJGAW4thPk=/470x315/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/aeroporto-francoforte.jpg, https://cdn.lifegate.it/045DuLFJS7Gy5H4Mcn5x1LMSGN4=/940x630/smart/https://www.lifegate.it/app/uploads/2024/07/aeroporto-francoforte.jpg 2x)
Nella mattinata del 25 luglio gli attivisti di Ultima Generazione si sono introdotti nell’aeroporto di Francoforte, rimasto bloccato per alcune ore.
Man mano che aumentano le temperature e i ghiacciai fondono, le inondazioni da collasso di laghi glaciali diventano più frequenti. E pericolose.
Quando un ghiacciaio fonde, l’acqua va a occupare la cavità risultante dall’erosione e forma quello che viene chiamato lago glaciale. Man mano che le temperature si alzano, il rischio è che il livello del lago si alzi troppo o che il ghiaccio circostante ceda. In tal caso, si può scatenare un’inondazione violenta e improvvisa. La rivista scientifica Nature communications ha pubblicato il primo studio che calcola il potenziale impatto delle cosiddette inondazioni da collasso di laghi glaciali. Le conclusioni sono allarmanti: in tutto il mondo, circa 15 milioni di persone sono esposte a questo pericolo.
Il team, composto da ricercatori britannici e neozelandesi, ha infatti ricostruito il numero di persone che vivono nel raggio di 30 miglia (48 chilometri) da un lago glaciale. Sono 15 milioni in tutto, ma con una distribuzione geografica molto irregolare. Circa tre milioni infatti abitano in India e circa due milioni in Pakistan: aggiungendo anche Cina e Perù si supera la metà del totale.
Il Pakistan, in particolare, è il paese con la maggiore concentrazione di ghiacciai in assoluto, se si escludono le regioni polari. Nell’arco del 2022 sono già state segnalate almeno 16 inondazioni da collasso di laghi glaciali nella regione del Gilgit-Baltistan (quella che comprende anche il K2). Un numero in netto aumento rispetto alla media di 5-6 degli anni precedenti. Un’altra zona molto vulnerabile è la Cordillera blanca, in Perù. Anche nelle Alpi e in Nord America ci sono alte probabilità che si verifichino questi episodi, ma le zone che circondano i laghi glaciali sono meno abitate.
Le inondazioni da collasso di laghi glaciali, spiegano gli autori dello studio, ricordano quelle che si verificano quando crolla una diga. Sebbene le dighe siano fatte di ghiaccio e non costruite dagli esseri umani, l’effetto è pressoché lo stesso. E può essere paragonato a quello di uno tsunami, ma nell’entroterra. Proprio come lo tsunami, inoltre, arriva all’improvviso ed è quindi molto difficile mettersi in salvo.
Quando si parla di misure di adattamento ai cambiamenti climatici, ci si riferisce proprio a questo. Indipendentemente da quanto l’umanità riesca a tagliare le emissioni di gas serra, gli eventi meteo estremi o i disastri naturali si stanno già verificando e continueranno a verificarsi. Anche contenendo il riscaldamento globale entro gli 1,5 gradi, per esempio, la metà dei ghiacciai di tutto il pianeta scomparirà comunque. Bisogna quindi adottare tecnologie, procedure e accorgimenti che riducano al minimo le conseguenze. Il fatto stesso di mappare le aree critiche per le inondazioni da collasso di aree glaciali permette di capire dove adottare sistemi di allerta preventiva che consentano di evacuare più in fretta la popolazione
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