L’aumento della temperatura media globale, provocato dalle emissioni di gas ad effetto serra di origine antropica, non riguarda soltanto l’aria. Le ondate di caldo si stanno moltiplicando anche nei mari di tutto il mondo. Ciò comporta numerose conseguenze: acque più calde significano, ad esempio, più “carburante” a disposizione per la generazione di eventi meteorologici estremi come tempeste o uragani. Ma a patirne le conseguenze sono anche le barriere coralline di tutto il mondo, a cominciare da quella più celebre, la Grande barriera corallina in Australia.
Australia's famed Great Barrier Reef has suffered its most widespread coral bleaching on record, according to a government report released Wednesday that warns the natural wonder is in dire health. https://t.co/CgQZbe1TRTpic.twitter.com/qK9nzz9ver
“La barriera corallina sottoposta a uno stress termico senza precedenti”
Quello che rappresenta un autentico tesoro in termini di conservazione della biodiversità marina – esteso lungo 2.300 chilometri – ha subito, nel corso dell’ultimo anno, il più grave fenomeno di sbiancamento mai registrato finora. E a provocarlo sono state proprio le temperature estreme dell’acqua: “La barriera corallina è stata sottoposta a uno stress termico senza precedenti”, hanno spiegato alcuni scienziati che hanno curato un rapporto pubblicato nei giorni scorsi dal governo australiano.
Secondo i ricercatori, una situazione simile non era mai stata registrata da quando la barriera corallina è monitorata con regolarità, ovvero da circa 40 anni. L’Istituto australiano per le scienze marine è giunto a tali conclusioni dopo aver analizzato 124 siti, nel periodo che va dall’agosto 2024 al maggio di quest’anno.
È il sesto evento di sbiancamento in nove anni
In particolare le aree alle estremità settentrionale e meridionale della barriera corallina sono quelle che hanno subito le conseguenze peggiori: mai la mortalità era stata così alta. A peggiorare le cose, assieme alle ondate di caldo marino, sono stati alcuni cicloni tropicali che si sono abbattuti sulla zona, nonché la presenza di stelle corone di spine (Acanthaster planci) specie invasiva che si nutre proprio di coralli.
The Great Barrier Reef has suffered its worst coral bleaching on record. The 2024 event was the 5th mass bleaching since 2016 — part of an ongoing global crisis. As we sail past 1.5C is there really any way back for the cradles of marine life… pic.twitter.com/SQGODPRzPV
“Ciò nonostante, la causa principale dello sbiancamento è la crisi climatica, e su questo punto non c’è alcun dubbio”, ha sottolineato Mike Emslie, responsabile della ricerca presso l’Istituto. Un problema che risulta sempre più frequente: si è trattato del sesto evento in soltanto nove anni. E nel corso dell’ultimo biennio fenomeni di sbiancamento hanno interessato l’80 per cento delle barriere coralline di tutto il mondo.
La Fondazione Tiffany & co. ha donato un milione di dollari alla Great Barrier Reef Foundation per proteggere e ripristinare la barriera corallina minacciata dai cambiamenti climatici.
“Ascolta, guarda e agisci” è il motto di Greenpeace Australia Pacific. I bit del produttore Flume arrivano fin sul fondale oceanico, per dare nuova vita alla Grande barriera corallina.
Chasing coral è un documentario di Netflix sui coralli. Negli ultimi 30 anni la metà è andata perduta, ma la speranza di salvare questi animali straordinari è viva. Qui ci sono i motivi per cui dovremmo guardarlo tutti.
Nuove foto scattate vicino a Palm Island documentano il fenomeno dello sbiancamento dei coralli che minaccia la sopravvivenza di questo straordinario ecosistema.
Il melomys di Bramble Cay era l’unica specie endemica della Grande barriera corallina in Australia. Il roditore è stato dichiarato estinto a causa dell’innalzamento del livello del mare.
C’è ancora una mobilitazione contro il Reef 2050 plan, il piano australiano da 40 milioni di dollari per salvare dagli effetti dei cambiamenti climatici la Grande barriera corallina, presentato qualche giorno fa dal Primo ministro australiano Tony Abbott. La biodiversità del sito Unesco è a forte rischio, a causa dell’acidificazione degli oceani che minaccia