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Vaste aree della barriera sono state vittima di uno sbiancamento di massa, simile a quelli che tra il 2016 e il 2017 ne distrussero quasi metà.
È la terza volta in appena cinque anni che la Grande barriera corallina australiana, uno degli ecosistemi più ricchi del pianeta che si estende per oltre 2.400 chilometri, è vittima di un grave evento di sbiancamento di massa dei coralli.
Questo fenomeno è ritenuto la principale minaccia per la sopravvivenza di queste cattedrali viventi sottomarine ed è provocato dall’aumento della temperatura dell’acqua del mare. Quando diventa troppo calda, il legame simbiotico tra i coralli e i loro inquilini, microscopiche piante chiamate zooxantelle, si interrompe, a seguito di questa separazione i coralli diventano bianchi, smettono di crescere e, solitamente, muoiono.
La notizia è stata diffusa dalla Great barrier reef marine park authority (Gbrmpa), agenzia responsabile dell’area protetta, che, in seguito a rilevamenti aerei effettuati nelle ultime due settimane, ha confermato che “si sta verificando uno sbiancamento di massa della Grande barriera corallina”. Il fenomeno è molto esteso e ha colpito anche alcune aree meridionali della barriera corallina, che avevano passato indenni, o quasi, il precedente episodio di sbiancamento.
Non è ancora possibile fare un raffronto con gli eventi del 2016 e del 2017, che provocarono la morte di quasi metà dei coralli della barriera, servono ulteriori analisi che saranno condotte nelle prossime settimane. Si tratta tuttavia di un episodio “più grave di quelli verificatisi nel 1998 e nel 2002”, ha spiegato Terry Hughes, direttore dell’Arc Centre of excellence for coral reef studies dell’università James Cook.
Extreme #coral bleaching today, Central #GreatBarrierReef.
Tomorrow, we’ll assess reefs south of Townsville. pic.twitter.com/QLesCjAt3B
— Terry Hughes (@ProfTerryHughes) March 23, 2020
Questo grave sbiancamento, ha spiegato la Gbrmpa, è una conseguenza delle temperature straordinariamente elevate registrate in Australia durante l’estate 2019/20, in particolare a febbraio e all’inizio di marzo 2020. Lo sbiancamento non è però, fortunatamente, una definitiva condanna a morte per i coralli. Laddove il fenomeno è leggero ci sono buone probabilità che i coralli si riprendano, a patto che le temperature scendano, mentre la mortalità sarà maggiore nelle aree gravemente sbiancate e se le temperature elevate persistono.
I ricercatori ritengono che le barriere coralline non sopravvivranno all’uomo e saranno i primi ecosistemi a raggiungere l’estinzione ecologica nell’era moderna. Le principali minacce, come detto, sono i cambiamenti climatici e l’acidificazione degli oceani, entrambi frutto delle sconsiderate quantità di gas a effetto serra che riversiamo nell’atmosfera.
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Secondo un rapporto dell’Ipcc la maggior parte delle barriere coralline tropicali scomparirebbe anche se l’aumento delle temperature globali fosse limitato a 1,5 gradi, e sarebbe “a rischio molto elevato” se l’aumento fosse di 1,2 gradi. Inutile ricordare che, considerato l’attuale insostenibile tasso di emissioni, l’ipotesi di contenere il riscaldamento globale entro questa soglia è quantomeno ottimistica.
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