Flume per Greenpeace con un video per salvare la Grande barriera corallina

“Ascolta, guarda e agisci” è il motto di Greenpeace Australia Pacific. I bit del produttore Flume arrivano fin sul fondale oceanico, per dare nuova vita alla Grande barriera corallina.

Colonie di pesci variopinti e fiammeggianti coralli danzano sul fondale oceanico. Ma ben presto i colori svaniscono e l’ambiente cambia: distese di costruzioni industriali a perdita d’occhio sono annebbiate dal proprio inquinamento. Questa serie di scene contrastanti si susseguono in perfetta sincronia nella nuova composizione del producer e dj, Flume.

 

Ascolta, il nuovo brano di Flume

Harley Streten, in arte Flume, è stato la rivelazione 2016 della scena elettronica australiana con il suo album Skin che lo ha portato a vincere quest’anno il Best dance/electronica album ai Grammy award. Due giorni fa ha diffuso su tutti i propri canali social un brano inedito chiedendo gentilmente ai propri fan di sintonizzarsi: “Questo è importante”, ha dichiarato. A distanza di appena 20 ore dalla pubblicazione, il brano contava già più centinaia di migliaia di visualizzazioni sui vari social network dell’artista.

Leggi anche: Chasing coral, il documentario sui coralli che ci fa sentire coinvolti

Guarda, il video prodotto da Greenpeace

Il video che accompagna la canzone è prodotto da Greenpeace Australia Pacific ed è stato creato per essere un inno alla Grande barriera corallina, patrimonio mondiale dell’Unesco dal 1981: buffi pesci pagliaccio spuntano dalle morbide alghe, tartarughe giganti nuotano su lussureggianti fondali oceanici.

Ai colori vividi, però, seguono scale di grigio, alla vita dei coralli e delle oltre duemila specie animali che essi ospitano segue la loro estinzione: il nemico è il riscaldamento globale, in particolare l’aumento della temperatura del mare fino a 4 gradi centigradi causato dalle emissioni di CO2 prodotte dai combustibili fossili.

flume per greenpeace
Un rapporto di Deloitte indica il valore economico della Grande barriera corallina in Australia. Più alto di quello dell’intero settore minerario.

“Quello del 2016 è stato il terzo maggior episodio che ha colpito la Grande barriera corallina dopo le più recenti ondate di calore del 1998 e del 2002”, ha affermato Terry Hughes, professore a capo dell’Arc centre of excellence for coral reef studies. “Lo sbiancamento che si è verificato nel 2016 rafforza la necessità urgente di limitare il cambiamenti climatici, come concordato dai leader mondiali nell’Accordo di Parigi“, ha aggiunto David Wachenfeld, co-autore dello studio.

Agisci, per salvare la Grande barriera corallina

Uno studio pubblicato su Nature sostiene che possono esserci ancora delle speranze per la Grande barriera solo se vengono prese urgentemente misure per ridurre il riscaldamento globale e tenere sotto controllo la temperatura dell’acqua. L’obiettivo del video in questione diventa esplicito sul finale: “Fai qualcosa in proposito”, uniamo la nostra voce a quella di migliaia di persone nella petizione per chiedere ai governi di rispettare tali misure, immediatamente.

Greenpeace ha scelto un modo efficace per sensibilizzare le persone su questo tema, coinvolgendo uno spettro di popolazione differente dal solito, nella speranza che tutti possano appassionarsi alla difesa degli oceani, come ci si appassiona alla canzone del nostro artista preferito.

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