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Da tre anni i numeri della fame del mondo non accennano a diminuire e non si registrano passi avanti verso gli obiettivi di sostenibilità per il 2030.
Per grassi e oli vegetali si intende qualsiasi olio o grasso purché vegetale. Olio extra vergine d’oliva o e olio di palma rientrano in queste categoria.
Quella di “oli e grassi vegetali”, in etichetta, è una definizione generica: può comprendere qualsiasi olio o grasso purché vegetale. Ma una cosa è certa. Se l’ingrediente utilizzato fosse olio extra vergine d’oliva, sicuramente l’azienda produttrice l’avrebbe messo in evidenza, perché è un olio pregiato. Quando si legge genericamente oli e grassi vegetali si tratta di oli di costo e qualità inferiore agli altri. Il più diffuso è l’olio di palma.
L’olio di palma è molto amato dall’industria alimentare perché è un grasso stabile, che non si irrancidisce, e permette ai prodotti di durare a lungo. L’olio di palma inoltre ha un buon sapore, dà una buona friabilità ai prodotti, costa poco: è un grasso dotato di molte qualità. Ha però alcuni difetti nutrizionali importanti. È composto per circa la metà da acido palmitico, una delle sostanze più dannose per l’organismo, di quelle che favoriscono l’alzarsi del tasso di colesterolo del sangue.
Anche il burro, come l’olio di palma, è ricco di acidi grassi saturi, ma di un tipo diverso. Le molecole che compongono il grasso di palma, invece, sono lunghe, complesse, più impegnative per il fegato. Il problema è che si tende a demonizzare un prodotto – si ritiene ad esempio che il burro vada assolutamente evitato per via del colesterolo – e poi magari si esagera con dolcetti, creme alla nocciola, che sono ricche di olio di palma e fanno male al cuore e alle arterie pur essendo vegetali.
L’unico modo per limitarli è cercare i prodotti dove i grassi sono indicati in maniera esplicita, dove non c’è scritto oli e grassi vegetali ma si trova scritto olio extra vergine di oliva, olio di girasole o piuttosto anche il burro ogni tanto, perché no.
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