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Grazie alla collaborazione con Save the Children e Unicef, oltre 12 milioni di bambini in più di 46 Paesi, hanno avuto accesso ad un’istruzione adeguata e di qualità.
Una collaborazione lunga 13 anni, quella tra Ikea Foundation e le due associazioni Save the Children e Unicef. Collaborazione che ha permesso a oltre 12 milioni di bambini in più di 46 Paesi in tutto il mondo di andare a scuola.
Dal 2003 infatti è attiva la campagna “Un peluche per l’istruzione” lanciata da Ikea Foundation e che ha permesso di raccogliere 88 milioni di euro. Durante la campagna, per ogni peluche e libro per bambini venduto, Ikea dona 1 euro alle associazioni. I fondi sono stati investiti negli anni per realizzare strutture, per acquistare materiale didattico e per la formazione degli insegnanti.
“L’istruzione è la strada migliore per uscire dalla povertà. Tutti i bambini hanno il diritto di studiare, ma molti, purtroppo, restano ancora esclusi”, spiega Per Heggenes, ceo di Ikea Foundation. “In questi 13 anni, la partnership con Unicef e Save the Children ci ha permesso di intervenire strategicamente migliorando la qualità dell’istruzione in alcune delle aree più povere del mondo. Siamo molto grati ai clienti e ai co-worker di Ikea che si sono impegnati a portare un aiuto concreto a oltre 12 milioni di bambini”.
Un aiuto fondamentale che ha cambiato la vita di moltissimi bambini. Come quella di Naima, che vive nelle Filippine e ha 9 anni. Oggi frequenta la nuova scuola, dove c’è un’insegnante che parla la sua lingua, una minoranza nella regione. “Mi piace andare a scuola”, racconta. “La maestra, con noi, parla la lingua del Mindanao, non in filippino o in inglese. A scuola mi trovo molto bene e mi piace quello che facciamo”.
“L’istruzione è un diritto umano fondamentale e permette ai bambini di acquisire un bagaglio di conoscenze e competenze con cui affronteranno il mondo”, racconta David Skinner, direttore della campagna globale per l’istruzione di Save the Children. “L’istruzione salva vite umane, protegge e favorisce una cultura di pace. Insieme abbiamo fatto un’enorme differenza per i bambini disabili e gli appartenenti ai gruppi di minoranza”.
Fa riflettere anche la storia di Jan Sankoh, 12 anni, della Sierra Leone che non ha potuto frequentare la scuola durante l’epidemia di ebola nel maggio 2014. Qui Unicef insieme al ministero dell’Istruzione hanno permesso di continuare le lezioni attraverso un programma radiofonico. Oggi Jan è finalmente tornato a scuola.
“Abbiamo raggiunto obiettivi importanti ma non ci fermiamo qui” conclude Josephine Bourne, responsabile dei programmi di istruzione di Unicef. “Vogliamo che i bambini più vulnerabili ed emarginati del mondo abbiano la possibilità di studiare e di costruire un futuro migliore per sé e per le proprie famiglie”.
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