
Secondo uno studio, le emissioni del settore alimentare basteranno, da sole, a superare l’obiettivo degli 1,5 gradi di aumento della temperatura media globale.
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Iscriviti al Climatariano, il punto di vista “metabolizzato” sulla crisi climatica
Il Climatariano è una delle nuove newsletter che LifeGate ha lanciato per continuare nell’attività di raccontare alcune dei temi, delle sfide più importanti che stiamo affrontando. Il Climatariano nasce dall’idea che il decennio in cui siamo entrati è fondamentale e definirà il nostro futuro perché non ce ne sarà un altro a nostra disposizione per trovare soluzioni. Nasce per offrire un punto di vista già “metabolizzato” sulla crisi climatica, per dare a chi si iscrive una panoramica selezionata, autorevole di quello che accade nel mondo.
È una parola che ho usato per la prima volta il 14 gennaio del 2016 in un articolo che raccontava di come il New York Times l’avesse inserita nella lista dei neologismi del 2015 legati al cibo. Per “climatarian” si intende una persona che pensa prima di mangiare, che cerca di ridurre l’impatto ambientale, le emissioni di CO2 della propria dieta. Una persona che acquista prodotti che non hanno percorso uno sproposito di chilometri prima di arrivare nel negozio sotto casa. Una persona che limita o elimina la carne, specie se da allevamenti intensivi. Che evita gli sprechi acquistando lo stretto necessario. Ma si può essere climatariani anche fuori dalla cucina. Ad esempio scegliendo mezzi di trasporto a basse emissioni, come il treno, ed evitando di volare. In Svezia, patria dell’attivista Greta Thunberg, hanno coniato un altro termine – “flygskam”, ovvero vergogna di volare, di prendere l’aereo – per descrivere la sensazione che si prova quando si prende un aereo sapendo il danno che si sta provocando al clima (e alle future generazioni).
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