Il popolo migratore

Gli uccelli di Jacques Perrin trasportano in un mondo onirico, l’antico sogno dell’uomo, il senso di libertà che dà l’elemento più leggero: l’aria.

Volare… quante volte abbiamo avuto questa sensazione?
Fantastico! Ecco un documentario che racconta la storia del popolo migratore.

Perrin ha dalla sua la genialità di lasciare che siano loro
stessi, gli uccelli migratori, gli unici protagonisti di questo
film; la colonna sonora non sottintende la storia, ma si insinua
tra le scene fondendosi con esse, completandole.

La voce narrante è essenziale e non invade mai la sensazione
di libertà che suscitano le immagini di molti angoli di
mondo, la musica di Perrin si ferma, quasi per rispetto, quando la
musica della natura si fa sentire. Ci sono voluti quasi tre anni di
riprese (e venticinque milioni di euro!) per la realizzazione di
Travelling Birds, perché riprendere molte fasi della
migrazione di decine di specie diverse è risultato
tecnicamente molto arduo, soprattutto per l’impossibilità di
scendere a compromessi con gli autunni e le estati, e perché
“non sempre gli uccelli danno volentieri alla cinepresa quello che
si era immaginato”, ma a volte danno anche di più!
Allora: pazienza, calma e perseveranza! Il punto di vista è
quello degli uccelli, del naturale e enorme sforzo compiuto per
raggiungere il luogo di nascita dove, con l’avvicinarsi
dell’autunno, potranno trovare migliori condizioni di vita, l’unico
luogo dove, per una misteriosa legge della natura, saranno in grado
di riprodursi. Le rotte di migrazione seguono in genere un asse
nord-sud, seguendole gli uccelli superano ogni asperità,
volando anche a più di ottomila metri. La pellicola
comprende molto di tutto ciò, le riprese infatti spaziano
dai poli all’equatore e ognuno dei cinque continenti offre i suoi
migliori paesaggi.

Lascia commossi e perplessi vedere alcune scene di caccia dopo che
si è vissuto quasi completamente un viaggio di migliaia di
chilometri e fa riflettere se alcune volte non sia possibile
perlomeno limitare i danni.

Non è quindi necessario essere appassionati di ornitologia
per poter apprezzare la magia di Jacques Perrin e per abbandonarsi
alle splendide musiche di Bruno Coulais, interpretate da nomi quali
Nick Cave e Robert Wyatt. Questo film farà ragionare sulla
vita più di quanto si possa immaginare, rappresenta la
libertà nel rispetto delle regole della natura,
sostentamento reciproco nell’affrontare le difficoltà e gli
ostacoli cui quotidianamente si è sottoposti: un mondo quasi
ideale ma cui bisognerebbe comunque tendere. Farà inoltre
riscoprire il nostro naturale amore per la natura, la vita, il
mondo…

Matteo Roveda

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