
La Cop26 è stata un appuntamento vitale per l’Africa che contribuisce in misura minima ai cambiamenti climatici, ma ne sopporta le conseguenze peggiori.
Quella di mercoledì è stata la giornata delle proteste che hanno ritardato i lavori dell’assemblea plenaria alla Cop 25 di Madrid. Giustizia climatica e potere alle persone, le richieste dei manifestanti.
Sasha, Arshak, Nina, Federica, Helena, Jeffrey, Miliza, Alexandria e molti altri. Stiamo imparando a conoscerli, stiamo ascoltando le ragazze e i giovani che da un anno e mezzo lottano per il clima. Stiamo cercando di capire perché sono qui, perché non si fermano e soprattutto dove vogliono arrivare.
Quella di mercoledì è stata la giornata delle proteste che hanno ritardato di lavori dell’assemblea plenaria alla #Cop25 di Madrid. Giustizia climatica e potere alle persone, le richieste dei manifestanti. https://t.co/jbvROffofL pic.twitter.com/lrl1pMyZNa
— LifeGate (@lifegate) December 11, 2019
Una piccola parte di questa risposta l’abbiamo avuta mercoledì durante un momento di protesta e di tensione che si è svolto nel primo pomeriggio davanti alla plenaria della Cop 25 di Madrid. Il luogo fisico e simbolico dove si riuniscono tutti i delegati, i ministri, i capi di stato e di governo per discutere di come affrontare la crisi climatica che stiamo vivendo. Per diversi minuti i manifestanti hanno bloccato l’ingresso e ritardato l’inizio dei lavori prima di essere costretti a uscire dalla fiera dalle forze di sicurezza delle Nazioni Unite. Senza possibilità di rientrare.
“Power to the people”, “El pueblo unido jamás sera vencido”, “Climate justice now”, “No al carbon market”. “Potere al popolo”,“Giustizia climatica adesso” sono alcuni degli slogan intonati dai ragazzi arrivati in Spagna da Russia, Australia, Amazzonia, Siberia. Sono qui per farsi vedere e soprattutto sentire dai leader, dai politici che arrancano, che fanno un passo avanti e due indietro – come evidenziato dallo stallo sulle politiche che dovrebbero unire la riduzione della CO2 con il rispetto dei diritti umani per tutti. Questi giovani sono qui per far capire che la crisi climatica può essere sconfitta solo con il raggiungimento di una giustizia climatica. Di più diritti per tutti. A partire dalla parità di genere (qualunque esso sia) fino ad arrivare al contrasto alle disuguaglianze economiche e sociali.
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E se i leader di governi e aziende pensano di disinnescare la minaccia del riscaldamento globale creando un mercato finanziario libero, dei prodotti finanziari che non tengono conto delle persone, dei territori, dei popoli indigeni che proteggono e tutelano le foreste, che non tengono conto del valore del sistema naturale, i ragazzi sono qui per far capire loro che si stanno sbagliando di grosso.
La giornata di mercoledì 11 dicembre 2019 verrà ricordata a lungo tra i corridoi delle conferenze sul clima. Le cose stanno cambiando e se qualcuno crede che prima o poi l’ondata passerà, basta solo aspettare: il rischio è di essere travolti.
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