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L’India ha promesso di sviluppare un’economia più sostenibile alla Cop 21. Per farlo, gli Investimenti responsabili svolgono un ruolo fondamentale.
È la terza nazione al mondo per emissioni di CO2, nonché leader del G77, il gruppo di paesi in via di sviluppo. Per questo alla Cop 21 tutti gli occhi erano puntati sugli impegni assunti dall’India. In un paese in cui metà della popolazione vive di agricoltura, che a sua volta dipende dai monsoni stagionali, i cambiamenti climatici potrebbero avere impatti devastanti sul lungo periodo. Un aumento della temperatura potrebbe causare cambiamenti sostanziali nelle precipitazioni – secondo la Banca mondiale – scatenando frequenti alluvioni e periodi di siccità, potrebbe esaurire le riserve di acqua sotterranee e aumentare il livello del mare. L’India è una delle nazioni più minacciate al mondo dai disastri naturali e molte persone tra degli 1,2 miliardi che la abitano vivono in zone a rischio inondazioni, cicloni, siccità e ondate di calore.
La posta in gioco è alta, ma l’India si è disinteressata e non si è impegnata a ridurre le emissioni giocando la carta della giustizia climatica. Il governo ha affermato che i paesi sviluppati hanno generato enormi quantità di gas serra negli ultimi 150 anni e che l’India deve fare lo stesso per risollevare la sua gente dalla povertà e portare l’elettricità a oltre 300 milioni di abitanti che non ce l’hanno. Mentre la quantità di emissioni di CO2 pro capite in molte nazioni sviluppate oscilla tra le 7 e le 15 tonnellate, in India nel 2014 sono state generate 1,7 tonnellate di CO2.
Anche se queste argomentazioni possono sembrare ragionevoli, il mondo non può permettersi di superare la soglia di aumento delle temperature di 2 gradi senza dover poi affrontare le devastanti conseguenze in tutti i paesi del mondo.
Il governo di Nuova Delhi riconosce il problema e la necessità urgente di reagire ai cambiamenti climatici come è espresso dagli Intended nationally determined contributions (Indc), i contributi volontari di alcune nazioni che si sono impegnate a ridurre le emissioni di CO2 alla conferenza parigina.
Il governo ha stabilito alcuni obiettivi ambiziosi tra cui quello di ridurre del 33-35 per cento l’intensità di emissioni del pil (il livello di gas serra per branca di attività economica) entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005, raggiungere entro il 2030 il 40 per cento della potenza elettrica cumulativa da fonti rinnovabili e creare sempre entro lo stesso anno un serbatoio di carbonio – ossia un’area che assorbe più anidride carbonica di quanta ne produce – che compensi dai 2,5 ai 3 miliardi di tonnellate di CO2, tramite l’espansione della copertura forestale. Alla Cop 21 ha anche dichiarato di voler guidare un’alleanza solare che comprende 121 nazioni.
Tramite gli investimenti responsabili (responsible investiment, Ir), secondo quanto definito dai principi delle Nazioni Unite (United Nations supported principles for responsible investment, Pri), si riconoscono quali sono i fattori ambientali, sociali e di governo societario più importanti per l’investitore e la stabilità a lungo termine del mercato nel loro insieme. In India, i responsible investment sono cresciuti gradualmente nel corso degli anni. La società di servizi finanziari Idfc è l’unica in India ad aver ratificato sia i Pri dell’Onu sia il quadro di gestione del rischio Equator principles (Ep), ed avendo adottato questo quadro, è obbligata a dare prestiti solo a progetti sostenibili, socialmente accettabili ed economicamente praticabili. Yes Bank e la società di sviluppo di infrastrutture IL&FS hanno firmato l’iniziativa finanziaria del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep Fi) e otto aziende indiane hanno aderito al Carbon disclosure project (Cdp) e quindi devono dichiarare le proprie emissioni di gas serra. Yes Bank, Idbi e la Exim Bank hanno istituito i green bond, con i cui ricavi sono stati finanziati progetti per la realizzazione di infrastrutture sostenibili. I primi ad essersi interessati alla finanza sostenibile in India affermano di aver raggiunto risultati positivi. Per esempio la banca Sidbi ha scoperto che i prestiti conferiti ad aziende ad alta efficienza energetica hanno un tasso di recupero migliore del normale.
Uno dei passi più importanti che l’India deve compiere per adempiere agli impegni stabiliti a Parigi è quello di raggiungere i 100 gigawatt di distribuzione solare entro il 2020, mentre il livello attuale corrisponde ad appena un quintuplo di questa cifra. Questo obiettivo richiederà un investimento che ammonta a più di 100 miliardi di dollari. A sostegno di questo progetto, in quest’area è stata registrata una crescita degli investimenti senza precedenti da parte di società governative ed enti privati. Inoltre alcune iniziative come smart cities e Clean India hanno incrementato l’interesse per le tecnologie pulite e per la riduzione del deficit delle infrastrutture.
I cambiamenti climatici sono un problema che riguarda tutte le nazioni e sembra che il governo indiano voglia contribuire a risolvere la situazione con i traguardi fissati in una delle conferenze sul clima più importanti della storia dell’umanità.
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