Brexit, trovato un accordo sull’Irlanda del Nord tra Regno Unito e Unione europea

L’Irlanda del Nord è rimasta nel mercato comune europeo anche dopo la Brexit. Con il Windsor Framework le cose si apprestano a cambiare.

  • L’accordo sulla Brexit ha reso finora difficili le relazioni commerciali tra l’Irlanda del Nord e il Regno Unito, di cui fa parte.
  • Il nuovo Windsor Framework facilita gli scambi tra Londra e Belfast ma lascia ancora un certo potere legislativo a Bruxelles.
  • L’intesa è un compromesso che apre una nuova fase di disgelo tra Regno Unito e Ue. I brexiter difficilmente la digeriranno.

Il premier britannico Rishi Sunak e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen hanno trovato un’intesa sull’Irlanda del Nord. Il territorio facente parte del Regno Unito ma situato sull’isola irlandese è stato finora incluso in diverse norme (perlopiù commerciali) dell’Unione europea nonostante la Brexit, per evitare di creare una barriera con l’Irlanda, che resta invece un paese dell’Ue. Questo continua a ostacolare la circolazione delle merci con il Regno Unito ed è motivo di tensione per i fautori della Brexit.

Il nuovo accordo, chiamato Windsor Framework, elimina alcuni ostacoli burocratici tra Londra e Belfast ma lascia comunque ancora un certo potere a Bruxelles.

La disputa sull’Irlanda del Nord

A differenza di Inghilterra, Galles e Scozia, l’Irlanda del Nord è l’unico territorio del Regno Unito a condividere i propri confini con l’Unione europea, cioè con l’Irlanda. Quest’area è stata per decenni l’epicentro di tensioni e violenze, i cosiddetti troubles: da una parte gli unionisti, protestanti e favorevoli alla permanenza dell’Irlanda del Nord nel Regno Unito, dall’altra i repubblicani, cattolici e favorevoli invece all’unificazione irlandese. Migliaia di morti a partire dagli anni Sessanta, per un conflitto in parte risolto nel 1998 con gli Accordi del Venerdì santo, che tra le altre cose lasciarono libera la circolazione tra Irlanda e Irlanda del Nord.

Questa assenza di frontiere e barriere fisiche e simboliche è rimasta in vigore anche dopo la Brexit, la fuoriuscita del Regno Unito dall’Unione Europea concretizzatasi nel 2020. L’accordo sulla Brexit firmato tra Londra e Bruxelles non escludeva l’Irlanda del Nord dal mercato comune europeo e la circolazione delle merci in entrata e uscita dal territorio restavano dunque sottoposte alla legislazione dell’Ue. La ragione di questo sistema era evitare la costruzione di una barriera fisica al confine tra Irlanda del Nord e Irlanda, il che avrebbe potuto riaccendere le tensione (parzialmente) sopite ormai 25 anni fa. 

La parte dell’accordo sulla Brexit relativo all’Irlanda del Nord non era mai stato digerito né dagli stessi fautori londinesi della fuoriuscita dall’Ue, né dai loro fedeli a Belfast, gli unionisti, che l’anno scorso hanno lasciato il governo autonomo locale anche per questo motivo. Il commercio tra Inghilterra, Scozia e Galles da una parte e Irlanda del Nord dall’altra in questi ultimi anni post-Brexit è infatti rimasto complicato e sottoposto a diversi ostacoli burocratici, di fatto come se Belfast appartenesse ancora all’Unione Europea. E prima Boris Johnson, poi la sua successora Liz Truss, hanno cercato di raggiungere un nuovo accordo con l’Ue più favorevole a Londra. Ma non ci sono riusciti, anche a causa di un atteggiamento troppo integralista

Cosa prevede il Windsor Framework

Chi è riuscito a trovare un accordo sull’Irlanda del Nord con Bruxelles è stato Rishi Sunak, premier del Regno Unito dall’ottobre scorso. L’incontro con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen è avvenuto nei pressi di Windsor, dove si trova il castello reale. E si è tradotto nel Windsor Framework.

L’intesa consiste di fatto in tre punti. Innanzitutto viene predisposto un corridoio verde che libera la circolazione delle merci dal Regno Unito verso Belfast. Niente più ostacoli burocratici, controlli doganali e impedimenti di altro tipo, mentre per quanto riguarda le merci esportate dall’Irlanda del Nord nell’Unione Europea viene creato un corridoio rosso che prevede controlli, così da garantire l’integrità del mercato unico europeo.

In secondo luogo, gli accordi di Windsor garantiscono al popolo nordirlandese l’accesso ai beni essenziali del Regno Unito, per esempio le medicine. Finora i farmaci approvati dall’ente di regolamentazione britannico e prodotti in Inghilterra, Scozia e Galles non entravano liberamente in Irlanda del Nord, ma erano sottoposti ai controlli propri delle altre merci. Questo rischiava di produrre situazioni di carenza a causa dei ritardi e blocchi della circolazione commerciale.

proteste
Proteste per l’accordo sull’Irlanda del Nord © Jordan Pettitt/PA Images via Getty Images

Il terzo punto dell’intesa introduce una sorta di freno di emergenza che dà al parlamento nordirlandese la possibilità di bloccare le regole dell’Unione Europea e, dunque, tutela la sua sovranità, visto che Belfast continua comunque a essere inclusa nel mercato unico europeo. Allo stesso tempo la Corte di Giustizia dell’Unione europea mantiene parzialmente la sua giurisdizione in Irlanda del Nord.

il Windsor Framework non è ancora divenuto operativo e l’obiettivo è formalizzarlo nel giro di un mese. Il premier britannico Sunak ha salutato l’accordo come un grande successo e ha ribadito l’amicizia con l’Unione europea. Ursula Von Der Leyen ha sottolineato che l’intesa “tutela i nostri mercati e i nostri rispettivi interessi, ma soprattutto protegge la pace conquistata a caro prezzo in Irlanda del Nord”. L’accordo può essere considerato un compromesso. Non ci sono né vincitori né perdenti, nel senso che tanto il Regno Unito quanto l’Unione Europea hanno ottenuto la loro parte, ma sicuramente avvia una nuova fase di dialogo e disgelo tra le due parti. E questo è visto come un problema dall’ala politica britannica più integralista in materia di Brexit, quella facente capo a Boris Johnson ma anche agli unionisti di Belfast.

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