Il Consiglio di sicurezza Onu impone il cessate il fuoco a Gaza. Ma Israele continua a bombardare

La risoluzione del Consiglio di sicurezza Onu ordina il rilascio degli ostaggi, il ritiro delle truppe israeliane e la ricostruzione di Gaza. Israele la ignora.

  • La risoluzione è stata presentata dagli Stati Uniti e approvata con 14 voti favorevoli e un astenuto, la Russia.
  • Il testo ha carattere vincolante ma Israele non ha fermato i bombardamenti. I morti palestinesi hanno superato i 37mila.
  • La situazione negli ospedali di Gaza è sempre più critica, tra interruzioni elettriche e assenza di posti letto.

Il Consiglio di sicurezza Onu ha approvato una risoluzione statunitense sul cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Il testo riprende la roadmap presentata a fine maggio dal presidente Joe Biden, che prevede il rilascio degli ostaggi nelle mani di Hamas e di una lista di prigionieri palestinesi, il ritiro delle truppe di Israele e il via alla ricostruzione. La risoluzione ha carattere vincolante, ma per ora non è stata rispettata dall’esercito israeliano, che va avanti con i bombardamenti.

Intanto la situazione umanitaria nella Striscia di Gaza si fa sempre più disastrosa. Le persone uccise dagli attacchi israeliani dal 7 ottobre hanno superato quota 37mila e I pochi ospedali ancora in funzione, che lavorano in condizioni estreme a causa dei bombardamenti e delle interruzioni elettriche, non riescono a curare tutti i feriti.

La risoluzione dell’Onu

La votazione è stata lunedì 10 giugno, con 14 voti favorevoli e un astenuto, la Russia. E la risoluzione del Consiglio di sicurezza sul cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, proposta dagli Stati Uniti, è stata approvata, dal momento che servivano almeno nove voti favorevoli e nessun veto. 

La risoluzione replica la roadmap presentata dal presidente statunitense Joe Biden a fine maggio e che era finita, senza successo, al centro dei negoziati di inizio giugno tra Hamas e Israele. Il testo prevede un percorso a tappe: in un primo momento viene applicato un cessate il fuoco temporaneo a Gaza, da accompagnare al rilascio di una quota di ostaggi israeliani nelle mani di Hamas e di alcuni prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri di Israele. In un secondo momento è prevista la liberazione di tutti gli ostaggi israeliani e il ritiro dell’esercito di Israele dalla Striscia di Gaza. Infine, in un terzo momento, la consegna degli ostaggi israeliani non più in vita e l’avvio della ricostruzione della Striscia di Gaza, dove oggi oltre la metà degli edifici risulta pesantemente danneggiato o distrutto.

Mahmoud Abbas, presidente della Palestina, ha accolto positivamente la risoluzione, così come positive sono state le reazioni dei dirigenti di Hamas. Dopo l’approvazione gli Stati Uniti avevano detto che la risoluzione era “un messaggio ad Hamas” perché accettasse le condizioni per il cessate il fuoco, di fatto lasciando intendere che Israele le avesse già accolte. Eppure i bombardamenti sulla Striscia di Gaza vanno avanti, mentre Reut Shapir Ben-Naftaly, ambasciatrice israeliana all’Onu, ha smentito che Israele abbia accettato la risoluzione (che in realtà dovrebbe essere accettata di default, essendo vincolante).

Ospedali al collasso

Mentre a livello internazionale viene imposto il cessate il fuoco, nella Striscia di Gaza i bombadamenti israeliani vanno avanti. Nelle ore successive all’approvazione della risoluzione, Israele ha condotto nuovi attacchi sul nord e il centro del territorio palestinese, causando almeno 11 morti, tra cui bambini. Il numero delle vittime ha superato quota 37mila, ma le organizzazioni umanitarie in loco dicono che i morti potrebbero essere molti di più, sepolti sotto le macerie. 

Gli ospedali, intanto, sono per la quasi totalità fuori uso e i pochi in attività lavorano in condizioni estreme. L’Al-Aqsa Martyrs Hospital, per esempio, funziona ormai grazie a un solo generatore e non riesce a curare tutti i pazienti che ne avrebbero bisogno, nonostante sia stato aperto un apposito dipartimento di medicina di emergenza. Il numero di persone ricoverate è quattro-cinque volte superiore ai posti disponibili e i lettini vengono messi tra i corridoi. L’impossibilità di curare in modo adeguato i pazienti sta poi favorendo la diffusione delle malattie nel territorio palestinese, in quella che è un’emergenza sanitaria sempre più grave.

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