Il calo nella domanda dell’elettrico è stato determinante. Tre anni fa Volvo era stata tra le prime case automobilistiche ad annunciare l’abbandono ai motori termici.
Mobilità sostenibile, in Italia serve un’accelerata su elettrico e carburanti green
Il Pniec e l’Ue hanno posto target sfidanti in tema di mobilità. L’Italia è in ritardo ma una svolta porterebbe vantaggi ambientali ed occupazionali.
La mobilità sostenibile rappresenta per l’Italia una grande occasione dal punto di vista ambientale ed occupazionale. Ma su elettrico, biometano, idrogeno e biocarburanti liquidi serve una decisa accelerata, in mancanza della quale sarà difficile centrare gli obiettivi del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec), oltre ai target europei che hanno imposto lo stop all’immatricolazione di auto con motore a combustione a partire dal 2035. Gli spunti emergono dalla quinta edizione dell’Optimal Sustainable Mobility Mix, l’Osservatorio di Agici dedicato a studiare il fenomeno della transizione energetica nei trasporti e i modelli di mobilità sostenibile.
Gli impatti dell’elettrico e del biometano sui trasporti leggeri e pesanti
Fino a oggi, i veicoli a combustione hanno rappresentato il 95 per cento del mercato italiano e il 99 per cento del parco circolante nel nostro paese. Nell’arco di pochi anni, per raggiungere gli obiettivi del Pniec l’elettrico e il biometano dovranno sostenere una crescita importantissima, con un aumento dei consumi rispettivamente del 382 per cento e dell’807 per cento. L’elettrico verrà impiegato principalmente sui trasporti leggeri (auto e van) e sugli autobus cittadini, facendo impennare i consumi su strada del 7mila per cento rispetto ai livelli del 2021.
Il biometano andrà invece ad alimentare i trasporti pesanti (sia di persone che di merci), gli unici per i quali è prevista anche l’introduzione della tecnologia dell’idrogeno verde. In questa fase di transizione a ricoprire un ruolo importane saranno anche i biocarburanti liquidi, biodiesel su tutti, il cui consumo dovrà aumentare del 100 per cento, diviso in modo trasversale tra tutte le categorie di veicoli. Grazie a questa svolta green, entro il 2030 sarà possibile ridurre di 19 milioni di tonnellate l’anno le emissioni di CO2 legate alla mobilità.
Con la mobilità sostenibile più investimenti e posti di lavoro
Al contempo profondi cambiamenti sono attesi nella produzione del settore automotive: dovranno essere immessi sul mercato 4,4 milioni di veicoli elettrici puri e 2,2 milioni di ibridi plug-in per il settore dei trasporti leggeri, oltre a 8.500 autobus elettrici e 21mila truck a metano; sul fronte dell’idrogeno le stime sono più contenute, ma solo in apparenza: occorreranno un totale di 15mila nuovi truck e 6mila nuovi bus, ma bisogna considerare che gli attuali mezzi circolanti sono solo poche decine. “Dirigersi verso l’uso esclusivo dei carburanti rinnovabili – spiega Michele Perotti, direttore dell’Osservatorio di Agici – rappresenta una priorità non più prorogabile per l’Italia, che dovrà affrontare una trasformazione profonda: accettare subito la sfida, accompagnandola con un sostegno mirato, permetterà di cogliere le opportunità di sviluppo che ne deriveranno. L’elettrificazione e i green fuel sono essenziali per il futuro dei trasporti e dovranno essere supportati non solo per ridurre le emissioni di CO2, ma anche per migliorare la vivibilità delle città e dare nuovo impulso alla competitività al paese”.
La mobilità sostenibile avrà infatti impatti su tutti i settori collegati al mondo dell’automotive. A partire dalla produzione di batterie, che renderà necessario lo sviluppo di una catena di fornitura sicura ed economicamente vantaggiosa mediante la realizzazione delle cosiddette gigafactory; si tratta di una grande opportunità anche per i gruppi energetici nazionali che, investendo, potranno dare un forte impulso all’economia e all’occupazione. Per la filiera della componentistica automotive la grande sfida è quella di una riconversione che eviti la perdita di posti di lavoro: secondo le stime di Agici, nel 2030 il comparto potrà giovare di un più 6 per cento nell’occupazione rispetto al 2020.
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