
Opel sulla transizione elettrica, il punto con Federico Scopelliti
Federico Scopelliti fa il punto sulla transizione elettrica di Opel. Dall’addio ai motori endotermici nel 2028 alla necessità di creare un senso di propensione per l’elettrico.
Che sia verde, blu o grigio, l’idrogeno è la stella nascente del panorama energetico mondiale. Il vettore non esiste in natura ma viene prodotto in molti modi, ai quali corrispondono diversi livelli di emissioni di carbonio che gli valgono il titolo di ottimo combustibile. È verde quando è ottenuto con l’elettricità generata da fonti rinnovabili; è grigio o blu quando si ottiene dal reforming di gas naturale, con o senza sistemi di cattura di carbonio che ne riducono l’impatto ambientale. A luglio 2020 la Commissione europea ha lanciato la Strategia europea sull’idrogeno, nella quale riserva al vettore una posizione di primo piano nel percorso comunitario di transizione energetica. Le maglie imprenditoriali dei singoli Stati membri – e non solo – stanno già portando avanti sperimentazioni e iniziative alla luce delle molteplici potenzialità applicative dell’idrogeno sotto forma di gas o liquido: dai trasporti alla produzione decentralizzata di energia, passando per i processi industriali altamente inquinanti e il riscaldamento domestico. Sebbene di idrogeno si parli e si faccia ricerca da oltre vent’anni, restano alcuni nodi da sciogliere in termini di certificazione, regolazione, incentivazione e normativa affinché acquisisca nuovo slancio.
Federico Scopelliti fa il punto sulla transizione elettrica di Opel. Dall’addio ai motori endotermici nel 2028 alla necessità di creare un senso di propensione per l’elettrico.
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