
Sono stati prodotti numerosi film dedicati al karate, risse e vendette consumate a suon di colpi “della gru”, improbabili ometti urlanti con fasce colorate sulla fronte e avvolti in bizzarri kimono dorati.
Uno degli aspetti pi
Il kata è, come detto in precedenza, una delle
attività del karate più difficili da praticare
correttamente perché richiede una concentrazione e un
atteggiamento mentale non comuni. Per riuscire a concentrarsi e
portare con la massima determinazione tecniche senza trovarsi di
fronte degli avversari, occorre aver maturato una comprensione
dell’essenza del karate do che va oltre il semplice allenamento
fisico.
Nelle gare di kata, considerate dai maestri prestigiose almeno
quanto quelle di kumite, vengono valutati parametri come il livello
di perfezione dell’esecuzione della sequenza delle tecniche, la
potenza dei colpi, la velocità e la precisione dei
movimenti. In particolare viene data grande importanza alla
posizione finale in cui si ritrova il karateka: tutti i kata
tradizionali prevedono che, dopo aver eseguito tecniche veloci e
spostamenti molto ampi, il punto di arrivo coincida quanto
più possibile con quello di partenza.
I kata dello stile tradizionale sono 26, e la loro codificazione
risale ai tempi della fondazione dello stile Shotokan. L’adesione
alle sequenze originali dei kata è tenuta in grande
considerazione dai maestri di karate al punto che ogni minimo
dettaglio dell’esecuzione di un kata, dalla posizione delle dita
delle mani, alla direzione dello sguardo, viene curato con estrema
attenzione.
L’esecuzione di kata a squadre, che prevede più karateka che
svolgono in sincronia lo stesso kata, è probabilmente la
disciplina tecnica più complessa e suggestiva del karate, e
osservandola anche i non esperti hanno modo di comprendere il
livello di perfezione raggiunto da quest’arte marziale.
Daniele Cerra
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