
Uno degli aspetti pi
Nel 1879 Gichin Funakoshi, un debole e minuto ragazzino di Okinawa, intraprendeva, sotto la guida dei pi
Qualche decina di anni dopo quel giovane allievo (senpai) sarebbe
diventato il capostipite di una gloriosa dinastia di maestri e il
codificatore di una delle arti marziali tradizionali più
rispettate, quello stile che, dal nome con cui firmava le proprie
composizioni letterarie (Shoto), sarebbe divenuto famoso in tutto
il mondo come karate Shotokan.
Ben al di là di una semplice disciplina atletica, Gichin
Funakoshi volle dare allo Shotokan un’impronta etica molto marcata,
definendo l’insieme dei propri insegnamenti come “karate do”,
cioè la “via della mano vuota”, e raggruppando i cinque
precetti etici fondamentali nel Dojo Kun.
Funakoshi studiò per decenni i vari stili di karate
praticati nell’isola di Okinawa, dove si ritiene che diversi secoli
prima fosse nata quest’arte marziale, e arrivò a codificare
una forma di sintesi considerata tecnicamente perfetta.
A Funakoshi si devono riconoscere gli indiscussi meriti di aver
fatto conoscere e praticare il karate al di fuori dei confini di
Okinawa, dapprima nelle altre isole del Giappone e successivamente
in tutti gli altri continenti, e di aver definito quelle norme
comportamentali che devono essere rispettate durante la pratica nel
Dojo (scuola di arti marziali) come nella vita quotidiana.
La dinastia di maestri giapponesi che discende direttamente del
maestro Funakoshi è oggi ritenuta la depositaria della forma
pura e tradizionale del karate do, e per chiunque pratichi
quest’arte marziale con passione non vi è onore più
grande di quello di poter diventare loro allievi. In Europa
attualmente vivono e insegnano due tra i più illustri
rappresentanti del karate shotokan, il maestro Kase (Francia) e il
maestro Shirai (Italia).
Daniele Cerra
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