L’anacronismo del federalismo ecologico

La frammentazione delle competenze sull’ambiente a livelli sempre pi

Se da un lato il Governo sembra voler semplificare e migliorare la
complessa legislazione ambientale accorpando numerose leggi in un
unico grande quadro organico, dall’altro appaiono poco
comprensibili alcune scelte delle amministrazioni periferiche e
molte competenze in materia di ambiente che ad esse si stanno
delegando.
La questione non vuol certo discutere scelte politiche più o
meno federaliste, ma si basa piuttosto sulle caratteristiche
intrinseche che hanno queste tematiche e sulla possibilità
che il decentramento ne assicuri una corretta ed efficiente
gestione.

Appare infatti quasi ovvio il fatto che in materia di fauna
selvatica, ma anche di acque, di aria e probabilmente anche in
materia di aree protette e in genere di tutela della
biodiversità, un approccio gestionale che si basi solo sui
confini amministrativi non è certo il modo migliore per la
soluzione dei complessi problemi che investono questi argomenti.
Gli uccelli in volo non riconosceranno mai i confini di una regione
o di una provincia (e tanto meno quelli di uno stato), ma anche la
gestione di un fiume separata e diversa tra regioni confinanti o un
parco diviso in più enti a seconda delle pertinenze
amministrative non sembrano la strada migliore per garantire
efficienza gestionale e raggiungimento degli obiettivi di
protezione della natura e valorizzazione dei territori. Almeno per
le questioni ambientali, la gestione dovrebbe essere fatta secondo
ambiti omogenei (bacini idrografici) e con un forte lavoro tra enti
che garantisca il lavoro in comune e secondo obiettivi
sinergici.

In un momento storico in cui le questioni ambientali hanno un forte
significato globale, frammentare e ridurre le competenze a livelli
regionali o addirittura comunali ha poco senso, se non sul piano
strettamente operativo di applicazione delle leggi e dei
regolamenti e di coinvolgimento della popolazione (che in genere
sarà più motivata a lavorare per il futuro del
proprio territorio). Ma non bisogna perdere di vista l’interesse
comune che ha bisogno di maggiore coordinamento nazionale e
internazionale.

Armando Gariboldi
naturalista

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