L’Antartide a pezzi

Migliaia di iceberg si sono staccati dalla penisola antartica: 720 miliardi di tonnellate di ghiaccio sono alla deriva, pari a una superficie di 3250 chilometri quadrati. Quasi quanto quella della Valle d’Aosta.

Quasi tutto il continente antartico è circondato da
piattaforme ghiacciate, che vengono utilizzate come indicatori
delle tendenze climatiche. Con il loro formarsi e squagliarsi
rendono visibili le variazioni della temperatura globale.

I ricercatori del “Nsidc” (National Snow & Ice Data Center)
degli Stati Uniti non hanno dubbi nel ritenersi di fronte a un
effetto serra sempre più aggressivo e devastante.
Rientra nella normalità che la piattaforma “Larsen B” (il
cui ghiaccio risale a dodicimila anni fa, cioè alla fine
dell´ultima era glaciale) si sia consumata gradualmente.
Infatti il nostro pianeta sta ancora uscendo da un periodo glaciale
ed è in atto un riscaldamento naturale, secondo cicli che
danno origine a forti oscillazioni climatiche con un periodo di
centomila anni. L’anormalità del fenomeno consiste nella sua
rapidità. I dati raccolti dai ricercatori infatti indicano,
dal 1940 ad oggi, un ritmo di riscaldamento di mezzo grado ogni
dieci anni. L’aumento considerato normale è di mezzo grado
per secolo.

Tre fattori accelerano lo scioglimento. Il primo è la lenta
ma continua salita del livello del mare, che attualmente si alza di
circa 1,2 millimetri annuali: l’acqua, essendo più calda,
corrode le piattaforme ghiacciate. Il secondo fattore, di carattere
temporaneo, è il risveglio di “El Nino”, una vasta
perturbazione atmosferica dell’Oceano Pacifico che inizia con un
surriscaldamento delle acque vicine all’Australia e poi si propaga
fino alle coste dell’America del Sud. Il calore di “El Nino” si fa
sentire, inevitabilmente, anche sull’Antartide.
Il terzo fattore è il fenomeno dell’effetto serra, prodotto
da gas come l’anidride carbonica, il metano ed altri, che comporta
un eccessivo riscaldamento della temperatura atmosferica.

 

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