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Dai pensatori antichi, Democrito e Seneca, un messaggio ancora valido per l’uomo d’oggi: la saggezza e la fratellanza come aperture al mondo.
Una straordinaria massima di Democrito mostra come fosse già
presente in lui una visione cosmopolitica: “Ogni paese della terra
è aperto all’uomo saggio: perché la patria dell’uomo
virtuoso è l’intero
universo.”
Altrettanto eloquente, a questo proposito, risulta Seneca: “La
filosofia non respinge nessuno e non fa speciali scelte: splende
per tutti.”
E in modo ancora più incisivo: “La natura ci produce
fratelli generandoci dagli stessi elementi e destinati agli stessi
fini. Essa pose in noi un sentimento di reciproco amore con cui ci
ha fatto socievoli…Teniamo sempre presente questo concetto, che
siamo nati per vivere in società. E la nostra società
umana è proprio simile ad una volta di pietre, che non cade
proprio perché le pietre opponendosi l’una all’altra si
sostengono a vicenda e quindi sostengono la volta.”
Ma Seneca si spinge ancora più in là, arrivando a
sostenere che dobbiamo rispondere con il bene anche nei confronti
di coloro che ci hanno fatto del male. “È ben poca cosa –
aggiunge il filosofo – non fare il male a chi dovresti fare del
bene! “.
Dalla lettura di queste splendide testimonianze l’uomo d’oggi
dovrebbe comprendere come la virtù e la saggezza consistano
nell’aprirsi all’altro, visto contemporaneamente come diverso, per
razza o visione del mondo, e identico a noi stessi: siamo tutti
accomunati dall’appartenenza alla medesima stirpe, quella della
ragione e del cuore.
É vero che la paura dell’ignoto, e, quindi, del diverso,
accompagna da sempre l’uomo, è una componente strutturale
del suo “stare nel mondo.”
Tuttavia a questo non deve conseguire una chiusura nella propria
comunità: l’arcipelago uomo è costituito da
innumerevoli isole.
La vita di questo arcipelago va coltivata con la dottrina della
fratellanza e della ragione.
Certo, una ragione vigile, attenta alle eventuali deviazioni
distruttive dell’altro, ma, comunque, sempre disponibile alla
fiducia.
Essere cittadini del mondo, in definitiva, significa proprio
questo: non fredda globalizzazione,
bensì caldo “sfregamento di anime”, difesa ragionevole della
propria identità storica e culturale, ma anche
disponibilità ad ascoltare voci e volti diversi, in un
autentico confronto mirato alla conservazione di quell’arcipelago
di cui abbiamo parlato.
Fabio Gabrielli
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