Dopo il sì della Corte costituzionale, anche in Colombia può entrare in vigore l’accordo di Escazú per la tutela degli attivisti ambientali.
La Sardegna non vuole che le aree militari diventino industriali. Le vuole ripulire
“Questa Giunta non ritiene accettabile la previsione di assimilare i poligoni militari ad aree con destinazione industriale, perché si deve tenere conto delle altre attività produttive del territorio”. Così si è pronunciata stamattina l’assessore regionale all’Ambiente della Sardegna Donatella Spano, intervenendo alla riunione della commissione Ambiente ed Energia della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. La giunta regionale della Sardegna capeggiata
“Questa Giunta non ritiene accettabile la previsione di assimilare i poligoni militari ad aree con destinazione industriale, perché si deve tenere conto delle altre attività produttive del territorio”. Così si è pronunciata stamattina l’assessore regionale all’Ambiente della Sardegna Donatella Spano, intervenendo alla riunione della commissione Ambiente ed Energia della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome.
La giunta regionale della Sardegna capeggiata dal presidente Francesco Pigliaru ha così voluto ribadire la posizione della Regione, già espressa in sede di conferenza tecnica lo scorso 16 luglio e condivisa anche dal Friuli Venezia-Giulia.
Le servitù militari nell’Isola ammontano a circa 35mila ettari (il 60% dell’intero Paese, per una percentuale pari all’1,5% della superficie regionale) su un territorio dove però vengono anche svolte, come tutti sanno, attività civile ed economiche, legate alla pastorizia, all’agricoltura, al turismo.
Sono in fase di introduzione anche diverse procedure semplificate per le operazioni di bonifica e messa in sicurezza delle aree militari, estendendo a tutte le aree del demanio militare i limiti dei contaminanti previsti per i suoli delle zone ad uso industriale, per i quali i valori delle soglie limite di riferimento sono decisamente superiori rispetto a quelli delle aree ad uso residenziale, quindi meno cautelativi.
L’assessore Donatella Spano sottolinea che l’approccio non risulta compatibile né con gli obiettivi di bonifica, né con il risanamento del territorio. “L’intransigenza di tale posizione – si legge nella nota ufficiale trasmessa alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e alla Conferenza Unificata Stato-Regioni – nasce dalla necessità di restituire alla collettività e a uno sviluppo sostenibile grandi aree del territorio regionale e di portare contestualmente alla bonifica, in tempi certi, le aree militari compromesse”.
La Sardegna, quindi, non sottoscriverà alcun protocollo di intesa con il ministero della Difesa su questo punto.
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