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La felicità come via verso il divino
Marsilio Ficino
Traduttore, filosofo e “mago”, Ficino, guida spirituale dell’Accademia Platonica, sorta nel 1462 a Firenze, ha saputo ritagliarsi un posto di primo piano all’interno di quella straordinaria atmosfera culturale che fu il periodo umanistico-rinascimentale.
Al centro del suo pensiero, una rielaborazione in chiave cristiana del platonismo, troviamo due concetti paradigmatici: l’anima come “copula mundi” e la rivisitazione cristiana dell'”amor platonico”.
L’anima, secondo il Nostro, è terra di frontiera, punto di congiunzione tra ragione e istinto, spirito e materia; l’uomo, dunque, proprio perché fornito di un’anima può orientarsi, grazie alla volontà e all’amore, sia verso il mondo inferiore sia verso quello superiore.
Tuttavia va precisato che, rispetto a Platone, l’uomo, creatura intermedia e, quindi, privilegiata, nella misura in cui ama non si libera tanto dal corpo o dai ceppi della materia, bensì può redimere i gradi inferiori della natura in una sorta di riscatto del tutto. La centralità dell’anima e la rivalutazione della natura nella sua sacralità trovano proprio nell’amore una ineludibile sintesi ricapitolatrice.
Per quanto riguarda lo specifico dell’uomo, Ficino parla di felicità come “indiamento”, cioè solo la bellezza e l’amore possono accendere l’anima di desiderio e farle riacquistare le platoniche “ali” per tendere con tutte le sue energie spirituali a Dio. L'”indiamento”, insomma, come un entrare in Dio, un eternizzarsi.
Ma leggiamo uno stupendo passo dello stesso Ficino: “Ma Dio sarebbe, per così dire, un tiranno iniquo se ci spingesse a tentare di raggiungere cose che noi non potessimo mai ottenere. Per cui si deve dire che ci spinge appunto a cercare lui nell’atto in cui infiamma il desiderio umano con le sue faville… Per la qual cosa il nostro animo può ad un determinato momento indiarsi, dato che per natura a ciò tende sotto lo stimolo diretto di Dio. Ma non si india se non assumendo la forma di Dio, come a si infuoca se non accoglie la forma appunto del fuoco”.
Fabio Gabrielli
Immagine: Marsilio Ficino, Cristoforo Landino, Angelo Poliziano e Demetrio Chalkondiles in un affresco del Ghirlandaio a S. Maria Novella, a Firenze.
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