
Il design deve essere al servizio dello sviluppo sostenibile. Il progetto realizzato dalla Arte Fatto Onlus nell’oasi di Figuig, in Marocco, sfrutta il potenziale economico delle tessitrici.
Dalla pasta di pane, alimento tipico della cucina italiana, è possibile creare una lampada da tavolo. Il segreto consiste nel trovare la giusta “ricetta”.
La ricerca di materiali che non abbiano un forte impatto ambientale ha contagiato anche il mondo del design d’interni. Ce lo dimostra Cristian Li Voi, un giovane designer romagnolo che ha creato una lampada partendo da un ingrediente abbastanza insolito: la pasta di pane.
“Il mio progetto nasce dalla volontà di dar vita a qualcosa di nuovo che non è mai stato creato. Un nuovo modo di rivedere i materiali e i loro sviluppi”, ha affermato l’ideatore. Ed ecco come dal pane, elemento principe della tavola italiana, è stato possibile realizzare un oggetto di puro design.
Per trasformare la pasta in una lampada, innanzitutto, il designer ha dovuto studiare tutti i fattori che incidono sulla lievitazione della pasta. Il segreto della buona riuscita, infatti, consiste nel trovare il perfetto equilibrio tra temperature di lievitazione, quantità di acqua all’interno dell’impasto e tasso di umidità presente nell’aria.
Successivamente, l’impasto è stato lasciato a lievitare all’interno di una cassaforma con dei fori che permettono il passaggio dell’aria e, dopo aver ottenuto la giusta consistenza, il composto è stato estratto dal contenitore essiccandolo con degli asciugatori professionali. Infine, per rendere il paralume resistente a colpi, parassiti e surriscaldamento dovuto dal calore emesso dalla lampadina, è stato necessario stendere su tutta la superficie qualche mano di resina.
Si tratta di una lampada innovativa e assolutamente ecologica perché è realizzata con un materiale che, oltre a non passare mai di moda, è anche biodegradabile, quindi non implica pratiche particolarmente impattanti per il suo smaltimento. Inoltre, grazie alla sua produzione interamente affidata alla mano dell’uomo, questo prodotto potrebbe rappresentare una grande rivincita dell’attività artigianale su quella industriale, da sempre poco incline alle questioni ambientali.
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