Guerre, disuguaglianze e crisi climatica rallentano la corsa agli obiettivi di sviluppo sostenibile: solo il 19 per cento raggiungibili entro 5 anni.
“Le invasioni barbariche” è un film colto e raffinato, divertente e ironico.
Remy è un professore universitario, intellettuale,
donnaiolo, pessimo padre. Ricoverato in ospedale per un male
inguaribile, sta per morire. Avuta notizia delle gravi condizioni
di salute del padre, il figlio, seppure riluttante (non ha contatti
con il padre da anni), decide di raggiungerlo a Montreal, per amore
della madre.
Uomo d’affari, egli vive a Londra, è l’esatto
opposto di Remy. “Mio figlio è un bigotto capitalista e
ambizioso, mentre per tutta la vita io sono stato un socialista…
edonista… lussurioso.”
L’ospedale canadese è affollatissimo, i corridoi ingombri
di letti con malati gravi. Anche qui regna la legge dei soldi. Il
figlio di Remy, per il quale i soldi non sono certo un problema,
decide di fare qualsiasi cosa per togliere suo padre da
quell’inferno, garantendogli un ambiente più confortevole
nell’ultimo periodo della sua vita.
E’ così che paga tutto e tutti: gli infermieri e
l’amministrazione ospedaliera per ottenere una stanza singola, gli
ex studenti perché lo vadano a trovare fingendo interesse
sincero per la sua salute. Paga per procurargli l’eroina che gli
allevi il dolore e per ricostruire intorno a lui la vecchia
combriccola di amici di un tempo. Questi rimarranno con lui fino
alla fine, parlando di politica, cultura, sesso, vecchie
ideologie.
Remy/ Denys Arcand sente che stanno arrivando i “barbari”, ma
chi sono? Salvo ricordare che la parola “barbari”, creata dai
Greci, e poi usata dai Romani, sta a indicare gli “altri”, i popoli
che vivono al di là del confine, per il regista, oggi, con
riferimento all’attentato dell’11 settembre, i barbari sono gli
americani. Qualunquismo, cinismo nei rapporti umani, la cultura
occidentale di Dante o di Montaigne in pericolo, occorre conservare
i libri?
Alla fine Remy muore, la sua morte piena di dignità.
E’ la fine di un uomo, di una generazione, di una cultura.
Premiato per la migliore sceneggiatura e per la migliore attrice
al Festival di Cannes 2003, vincitore come Miglior Film in Lingua
Straniera alla 76° edizione della notte degli Oscar 2004, “Le
invasioni barbariche” è un film colto e raffinato,
divertente, ironico, per niente triste anche se parla di morte?
Altamente consigliato.
Laura Vascellari
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