Stop alla legge genocida che avrebbe stroncato i popoli incontattati del Perù

La pdl 3158, detta dagli indigeni “legge genocida” perché permetteva la deforestazione a scopi estrattivi, è stata fermata dal Congresso del Perù.

  • Stop della Commissione per la decentralizzazione alla proposta di legge 3158.
  • Detta “legge genocida”, avrebbe permesso la deforestazione a scopi estrattivi.
  • La soddisfazione di Survival international: “Erano a rischio 25 popoli incontattati”.

Le tribù incontattate del Perù sono salve. E con loro un bel pezzo di foresta amazzonica e la salubrità dell’ambiente di tutta la regione. Il tanto temuto progetto di legge 3518, che dietro a un freddo e anonimo numero nascondeva il pericolo di un vero e proprio genocidio (i critici in Perù lo avevano ribattezzato proprio progetto di legge genocida), è stato infatti respinto dal Congresso di Lima.

Un bene, come detto, perché il progetto di legge prevedeva la possibilità per le compagnie fossili di estrarre idrocarburi in aree oggi considerate protette, aprendo dunque un solco enorme verso la deforestazione delle riserve indigene.

Lo stop a sorpresa al progetto di legge genocida 

L’iter della proposta di legge genocida sembrava ormai ben avviato, e invece nei giorni scorsi si è verificato un colpo di scena: la Commissione per la decentralizzazione, uno dei sotto-organi che costituiscono il Congresso peruviano, ha bocciato e archiviato prima del suo in assemblea generale.

Determinante è stata l’azione di lobby (per una volta, in accezione totalmente positiva) svolta con forza dalle principali organizzazioni indigene del Perù, l’Aidesep e Orpio, con il sostegno della organizzazione non governativa Survival International, che ha inviato una petizione di 13mila firme alla Commissione per chiedere lo stop al disegno di legge. Teresa Mayo, ricercatrice di Survival International l’ha definita “una grande vittoria per i popoli indigeni del Perù, per le loro organizzazioni e per le migliaia di persone comuni che in tutto il mondo hanno sostenuto la campagna contro questo devastante progetto di legge”.

“Sono molto felice perché abbiamo lavorato duramente per fermare questo disegno di legge che viola i diritti dei popoli incontattati e di recente contatto… L’archiviazione del disegno di legge genocida protegge i nostri parenti incontattati, i loro diritti e le loro vite, ed evita il genocidio e l’ecocidio che avrebbe scatenato” ha dichiarato Tabea Casique, appartenente al popolo Ashaninka, di Aidesep. Per Roberto Tafur, dell’organizzazione indigena peruviana Orpio, la decisione mette in risalto “la partecipazione di coloro che hanno una coscienza che li ha spinti a preoccuparsi dei nostri fratelli Piaci (il nome con cui i popoli incontattati e di recente contatto sono noti collettivamente in Perù). Perché la vita viene prima del denaro. Per arrivare qui abbiamo combattuto molto. E dobbiamo continuare a lottare per i nostri fratelli che sono nel folto della foresta, che non sanno che noi stiamo combattendo per loro”.

Qual era il rischio reale per i popoli incontattati

Il progetto legislativo era stato avanzato da membri del Congresso pro-Fujimori (Keiko, figlia dell’ex dittatore Alberto e a sua volta primera dama del Perù e più volte ricandidatasi alla presidenza) legati alla potente industria degli idrocarburi, e rappresentava una gravissima minaccia specialmente per le tante tribù incontattate del paese, le cui terre sarebbero state esposte allo sfruttamento industriale.

miniere d'oro illegali nell'Amazzonia peruviana
Una perlustrazione alla ricerca di miniere d’oro illegali a Madre de Dios, nell’Amazzonia peruviana © Mario Tama/Getty Images

Survival International spiega che l’approvazione della legge 3518 avrebbe di fatto messo almeno 25 dei popoli incontattati o di recente contatto del Perù alla mercè delle compagnie petrolifere e del gas “che prendono di mira le loro terre e risorse ormai da generazioni. Sarebbero stati privati di tutti i loro diritti e molti di questi popoli sarebbero stati sterminati. Siamo molto felici che questo progetto di legge sia stato bloccato, ma continueremo a vigilare nel caso i giganti del petrolio e del gas, e i loro alleati politici, dovessero ritentarci”.

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