Palermo perde un pezzo di storia. È morta Letizia Battaglia, fotografa contro la mafia

Letizia Battaglia ha immortalato la sua Palermo in tutte le sue anime, dai delitti di mafia ai bambini nei quartieri popolari. Se n’è andata a 87 anni.

Il fatto che una donna oggi possa fare la fotoreporter, ed essere in prima linea per documentare gli eventi di cronaca, in Italia è – appunto – un fatto. Nessuno oserebbe metterlo in discussione. Il merito è anche di una grande professionista che ha fatto da apripista, sfoderando determinazione e coraggio. È Letizia Battaglia, palermitana, morta a 87 anni il 13 aprile 2022.

Chi era Letizia Battaglia, la prima fotoreporter italiana

Letizia Battaglia nasce nel 1935 a Palermo, città a cui rimane legata per tutta la vita. Inizia la sua carriera a 34 anni ed è la prima fotografa donna assunta da un quotidiano italiano, L’Ora. Essendo l’unica in un mondo di soli uomini, puntualmente le capita di essere allontanata, spintonata, respinta dalla scena che vuole immortalare. Ma lei insiste, e continua a fare il suo lavoro.

La Palermo in cui vive e lavora, tra gli anni Settanta e gli anni Novanta, è una città straziata dalla violenza degli anni di piombo e dei delitti di mafia che si susseguono quotidianamente. Battaglia immortala i corpi senza vita delle vittime e la dignità nei volti dei loro familiari, come Felicia, madre di Peppino Impastato, e Rosaria Costa, vedova di Vito Schifani, agente di scorta ucciso durante la strage di Capaci. Ma il suo obiettivo si posa anche sui mafiosi e li mostra per quello che sono, personaggi gretti e meschini.

Il 6 gennaio 1980 è la prima ad arrivare sul luogo dell’omicidio di Piersanti Mattarella, all’epoca presidente della regione Sicilia. È sua la foto in cui il fratello Sergio, futuro presidente della Repubblica, lo sorregge durante i suoi ultimi momenti. Nel suo archivio, però, non c’è nessuna immagine dell’attentato al magistrato Giovanni Falcone. Si rifiuta di fotografare il cadavere di una persona che, in vita, ha conosciuto e stimato. Anzi, il rigetto è tale da spingerla a chiudere con la mafia.

Se ne va un simbolo di Palermo 

Le foto di Letizia Battaglia, però, raccontano una Palermo che è anche molto altro. È una città brulicante di vita, autentica nelle sue infinite contraddizioni, fatta di magnifiche chiese barocche che convivono con la miseria dei quartieri popolari. Le immagini che Battaglia ama di più sono proprio quelle delle persone comuni, in particolar modo donne. Una delle più celebri è quella della ragazza con il pallone, incontrata per caso nel 1980 in un vicolo della Cala, che posa appoggiata a una porta con un volto un po’ imbronciato.

Letizia Battaglia diventa una fotografa di fama internazionale. Espone in tutto il mondo e riceve riconoscimenti di grande prestigio, come il premio Eugene Smith a New York nel 1985 (ex aequo con Donna Ferrato) e il Mother Johnson Achievement for Life nel 1999. È sempre a Palermo, però, che si spende per formare una nuova generazione di fotografi: negli anni Ottanta inaugura il Laboratorio d’If (Informazione fotografica), insieme a Franco Zecchin, e nel 2017 il Centro internazionale di fotografia, uno spazio polifunzionale presso i Cantieri culturali alla Zisa. Ed è lì che esprime il suo impegno politico, come consigliera comunale e assessora negli anni Novanta.

Letizia Battaglia resta attiva e lucida fino ai suoi ultimi giorni, con il piglio ironico e irriverente che la contraddistingue. Lette ora, le parole dell’intervista rilasciata all’inserto Robinson a inizio aprile appaiono come un commiato sereno e consapevole: “Se penso a quello che ho fatto, sento che ne è valsa la pena”.

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