Marmolada, il caldo estremo fa crollare un pezzo di ghiacciaio. Almeno sei morti

È di almeno sei morti e nove feriti il bilancio del distacco di un seracco sulla Marmolada, che ha investito due cordate di alpinisti.

Aggiornamento lunedì 4 luglio ore 13 – Il numero di vittime accertate sulla Marmolada è salito a sette. I dispersi sono ventidue, ma le possibilità di ritrovarli sono, secondo i soccorritori, estremamente basse.


Un enorme blocco di ghiaccio è crollato attorno alle 13.45 di domenica 3 luglio sulla Marmolada, la vetta più alta delle Dolomiti. Si tratta di un seracco, ovvero di una formazione a forma di torre derivante dall’apertura di crepacci, che ha travolto due cordate di alpinisti nei pressi della zona di Punta Rocca, uccidendo almeno sei persone e ferendone nove (due delle quali versano in gravi condizioni). Alle quali si aggiungono anche numerosi escursionisti che attualmente risultano dispersi.

Perché quella della Marmolada è una tragedia annunciata

Una tragedia che, purtroppo, si può definire “annunciata”. Chiunque abbia trascorso le ultime settimane nella regione ha potuto constatare come l’area sia stata interessata da temperature semplicemente inimmaginabili. Anche ad altitudini particolarmente elevate (al di sopra del 2.500 metri) la colonnina di mercurio nelle ore più calde della giornata ha superato nettamente i 20 gradi centigradi, con punte ben superiori. E il crollo del seracco sulla Marmolada è avvenuto, non a caso, all’indomani di una giornata da record, con ben 10 gradi registrati sulla cima del ghiacciaio.

L'area in cui è collassato il seracco nei pressi di Punta Rocca, sulla Marmolada
L’area in cui è collassato il seracco nei pressi di Punta Rocca, sulla Marmolada © Pierre Teyssot/Afp/Getty Images

È possibile dunque affermare senza timore di smentita che ad uccidere i sei alpinisti sono stati i cambiamenti climatici. E, di conseguenza, la mancanza di volontà da parte dei governi di tutto il mondo di aggredire seriamente il problema del riscaldamento globale.

Da settimane caldo estremo sulle Dolomiti

“Da settimane le temperature in quota sulle Alpi sono state molto al di sopra dei valori normali – ha confermato all’agenzia Ansa Renato Colucci, dell’Istituto di scienze polari del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Isp) -, mentre l’inverno scorso c’è stata poca neve, che ormai quasi non protegge più i bacini glaciali”. Secondo il ricercatore, quello verificatosi nel mese di giugno è “un caldo estremo”, che ha “verosimilmente prodotto una grossa quantità di acqua liquida da fusione glaciale alla base di quel pezzo di ghiacciaio”.

L’esperto ha aggiunto che “l’atmosfera e il clima, soprattutto ad alta quota, è in totale disequilibrio. Purtroppo, questi eventi sono probabilmente destinati a ripetersi nei prossimi anni”.

“Sulle Alpi atmosfera e clima in totale disequilibrio”

Un’analisi condivisa da Massimo Frezzotti, glaciologo dell’università Roma Tre, che sottolinea: “Attualmente l’isoterma zero sulla Marmolada si trova circa mille metri più in alto rispetto alla vetta più elevata. È chiaro che i crolli avvengono quando i processi di fusione sono più alti e, se pensiamo ai ghiacciai come a fiumi congelati che scendono verso valle, è chiaro che in queste condizioni fare delle escursioni in ambienti simili non è prudente”.

Per tentare di soccorrere gli escursionisti cinque elicotteri del soccorso alpino hanno raggiunto la Marmolada. Di fronte a loro una situazione drammatica: il seracco ha raggiunto una velocità di 300 chilometri all’ora spargendo sfasciumi su un fronte di duemila metri. I corpi delle vittime, secondo le testimonianze degli stessi soccorritori, sono stati letteralmente smembrati.

Ghiaccio a 300 km/h sugli alpinisti

Al fine di verificare quanto accaduto, la procura di Trento ha aperto un fascicolo. L’ipotesi di reato è disastro colposo, a carico di ignoti. Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha espresso il proprio cordoglio e la propria vicinanza alle vittime.

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