Mine anti-uomo, colera, raccolti distrutti: cosa resta a Kherson dopo il crollo della diga

Mine antiuomo trascinate chissà dove, il rischio di epidemia di colera, campi inservibili: una settimana dopo il crollo della diga di Kakhovka.

  • Almeno 13 morti e 7mila sfollati nella regione di Kherson a una settimana dal crollo della diga.
  • Allarme per la presenza di mine anti-uomo trascinate via dall’acqua e inesplose.
  • Per l’Organizzazione mondiale della Sanità c’è il rischio di una epidemia di colera.

Che la distruzione della diga di Kakhovka, vicino Kherson, avrebbe avuto un impatto enorme, era chiaro sin dall’inizio. A una settimana dalla completa inondazione del bacino idrico che, in quel momento, rappresentava di fatto il fronte di guerra più caldo in Ucraina, la situazione infatti è ancora drammatica da ogni punto di vista: umano, ambientale, infrastrutturale.

Metà regione di Kherson inondata per la rottura della diga di Kakhovka © GettyImages
Metà regione di Kherson inondata per la rottura della diga di Kakhovka © GettyImages

La distruzione della diga di Kakhovka

Kherson, ancora oggi, appena come una immensa palude anche fare la stima delle vittime e dei danni è complicato: secondo il governo ucraino, sono almeno 5 le persone rimaste uccise dalla valanga di acqua provocata dall’esplosione della diga sul fiume Dnipro (ancora incerta l’attribuzione della responsabilità del gesto, anche se la comunità internazionale è compatta nell’accusare la Russia).

Altri 13 sono i dispersi. Ma il possesso della regione di Kherson, come detto, al momento dell’inondazione era divisa in due proprio sul fiume Dnipro, e per quanto riguarda la parte sotto il controllo dei russi le vittime almeno altre 8. I villaggi ancora allagati sono al momento 48 (una cifra che richiama involontariamente alla mente le alluvioni dell’Emilia-Romagna, che hanno coinvolto un numero simile di paesi): 34 sono sul versante ucraino, 14 sono sul versante russo. Gli evacuati sono oltre 2.400 nella parte ucraina e 5.800 nella parte russa: l’ultima sciagura in una regione, dall’inizio dell’invasione russa, è stata quasi costantemente al centro della guerra a causa della sua posizione strategica, preludio dell’accesso al mar Nero.

Secondo gli esperti il livello delle acque, che solo nelle ultime 24 ore hanno raggiunto il picco per iniziare a scendere, potrebbero rimanere ancora molto alto almeno per i prossimi dieci giorni e questo potrebbe causare fortissimi rischi sanitari e ambientali (esattamente come abbiamo visto sempre in Emilia-Romagna, anche se naturalmente per cause completamente diverse), ma un altro grande allarme riguarda il pericolo mine.

L’allarme mine anti-uomo a Kherson

L’organizzazione non governativa Halo Trust, operativa in 28 paesi nel mondo proprio nell’eliminazione di mine antiuomo e altri ordigni esplosivi lasciati dai conflitti, ha esortato i civili nelle aree allagate dalla diga Nova Kakhovka a rimanere estremamente vigili, essendo stata costretta a sospendere i lavori di bonifica su sette campi minati allagati dal crollo della diga: il fiume d’acqua riversatosi sulla valle infatti sarebbe stato abbastanza potente, secondo la ong, da rimuovere le mine antiuomo, trascinarle con sé in luoghi ora imprecisati e in alcuni casi far esplodere mine anti-veicolo da 10 chili l’una.Mike Newton, capo di Halo Ucraina, ha spiegato che “siamo di fronte a un enorme volume d’acqua in un’area con un numero senza precedenti di mine antiuomo” piazzate sulle rive di fiume o nei punti più bassi del letto del fiume per impedire alle truppe nemiche di attraversare la linea del fronte. “Il nostro team ne ha trovate circa 5mila nelle ultime otto settimane intorno a Mykolaiv, di cui 464 lungo la riva del fiume. Ma questa è solo una piccola frazione frazione di quello che ci aspettiamo di trovare lungo una linea del fronte fortificata che si estende per oltre 900 chilometri”.

Sminatori di Halo Trust in azione nella regione di Mykolaiv
Sminatori di Halo Trust in azione nella regione di Mykolaiv © Halo Trust

Mikolaiv si trova a meno di 70 chilometri da Kherson, e si gioca con quest’ultima la triste palma di città più martoriata dalla guerra. “Questa è una catastrofe umanitaria ed ecologica – sottolinea Newton  e la presenza di enormi quantità di mine antiuomo amplifica il rischio per i civili nell’area. Non conosceremo il numero esatto delle mine antiuomo spostate fino a quando le acque non si abbasseranno, ma sarà necessaria una mappatura e uno sgombero attenti e rigorosi non appena le condizioni lo consentiranno”.

Per l’Oms si rischia l’epidema di colera 

Ci sono poi i rischi sanitari. Se in Emilia-Romagna è subito partita la campagna di vaccinazione contro il tetano, in Ucraina, l’Organizzazione mondiale della sanità ha avvertito che la distruzione della diga di Kakhovka potrebbe portare a un’epidemia di colera.” L’impatto dei sistemi igienico-sanitari e dei servizi sanitari pubblici della regione non può essere sottovalutato”, ha affermato in conferenza stampa il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus.

Il colera è una malattia estremamente pericolosa che si diffonde tipicamente in aree con un trattamento dell’acqua inadeguato, che porta alla contaminazione: esattamente il rischio che si corre nelle zone alluvionali. Per l’Oms il rischio di un’epidemia di colera è elevato e l’organizzazione sta lavorando con il ministero della salute ucraino per garantire i vaccini necessari. Ma non è questo l’unico problema di ordine sanitario: “Stiamo cercando di affrontare una vasta gamma di rischi per la salute effettivamente associati alle inondazioni, a partire dal trauma all’annegamento, alle malattie trasmesse dall’acqua ma anche fino alle potenziali implicazioni dell’interruzione del trattamento cronico“, ha affermato Teresa Zakaria, ufficiale tecnico dell’Oms.

Sventati i rischi legati al raffreddamento delle acque della centrale nucleare di Zaphorizhia, rimane il disasto anche dal punto di vista della sicurezza alimentare. L’inondazione ha letteralmente distrutto le coltivazioni di tutta la regione, e chissà per quante stagioni ancora i terreni saranno inutilizzabili a fini agricoli, anche per il pericolo di contaminazioni del terreno con le acque reflue: un problema che potrebbe riguardare, oltre gli abitanti locali, soprattutto i paesi africani, principali importatori di grano ucraino.

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