La mobilità in sharing accelera: aumentano i veicoli, i servizi e i noleggi

I dati del Rapporto nazionale sulla sharing mobility: il numero dei viaggi supera del 77% quello del 2019, con il 95% dei mezzi a emissioni zero. Mentre sul ruolo dell’auto si aprono nuovi scenari.

Corre veloce la mobilità in sharing, che segna una decisa crescita del numero dei mezzi, dei servizi e del fatturato complessivo generato dal settore. Lo scorso anno il numero di noleggi totali è cresciuto del 41 per cento rispetto al 2021 per un totale di circa 49 milioni di viaggi, un dato che supera di ben 77 punti percentuali quello del 2019, subito prima della pandemia. I dati emergono dal settimo Rapporto nazionale sulla sharing mobility, presentato nei giorni scorsi a Roma in occasione della conferenza “Lesscars: decarbonization of urban mobility” organizzata dall’Osservatorio nazionale della sharing mobility, promosso dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica e la Fondazione per lo sviluppo sostenibile presso la sede di Cassa depositi e prestiti.

Milano si conferma la capitale italiana dei servizi in sharing

Sono in deciso aumento anche i servizi attivi nelle nostre città, cresciuti in un anno da 190 a 211, ed il numero di mezzi a disposizione degli utenti di sharing mobility, che si attesta a 113.000 contro gli 89mila del 2021. Un’ottima notizia per la qualità dell’aria nei nostri centri urbani, se si considera che ben il 95 per cento della flotta in condivisione è a zero emissioni. In Italia è salito anche il fatturato complessivo generato dal settore, superando nel 2022 i 178 milioni di euro (+38 per cento rispetto all’anno precedente).

Mobilità condivisa
Milano è tra le città italiane più attive sul fronte della mobilità condivisa © Emanuele Cremaschi/Getty Images

Ormai 67 comuni capoluoghi di provincia offrono un servizio di sharing, sia pur con marcate differenze tra le diverse zone del nostro paese: dal 77 per cento dei centri urbani del nord si scende al 50 per cento al centro e al 48 per cento al sud e sulle isole, che però hanno recuperato 15 punti percentuali negli ultimi tre anni. Con 14,8 milioni di noleggi complessivi e 30.700 veicoli a disposizione degli utenti, Milano si conferma la capitale della mobilità in condivisione sia dal punto di vista della domanda che dell’offerta di servizi, seguita da Roma con 12 milioni di noleggi e 29.300 mezzi della flotta in sharing; il capoluogo lombardo, inoltre, è la terza città in Europa per incremento della micromobilità in sharing nel 2023.

Bici, scooter e monopattini: la micromobilità condivisa

A proposito di micromobilità in condivisione, il numero di viaggi registrati ha superato i 43 milioni, con i dati dei noleggi dei singoli servizi tutti in aumento rispetto al 2021: +108 per cento il bikesharing free-floating (che permette di parcheggiare la bici dove si vuole al termine del tragitto), +24 per cento il bike sharing station based (dove è consentito lasciare il mezzo solo in spazi riservati), +42 per cento lo scootersharing elettrico e +39 per cento i monopattini in sharing. Interessante anche il dato sulle flotte, dove la quota della micromobilità sul totale arriva al 95 per cento: in sostanza parliamo di 107mila veicoli leggeri, poco ingombranti e a zero emissioni.

La settima edizione del Rapporto analizza anche l’incidentalità nella micromobilità in sharing, basata sui dati forniti annualmente dagli operatori. Rispetto al 2021, si osserva un calo generale degli incidenti ogni 100.000 noleggi: -56 per cento per i monopattini (1,56 incidenti ogni 100mila noleggi), -52 per cento per gli scooter (3,76 incidenti ogni 100mila noleggi) e -22 per cento per le biciclette (1,76 incidenti ogni 100mila noleggi).

Per l’auto si annuncia un periodo “darwiniano”

La 7° Conferenza Nazionale sulla sharing mobility ha riservato un momento anche al workshop dal titolo Il futuro dell’auto, moderato dal giornalista e Chief mobility editor di LifeGate Roberto Sposini. Un futuro che nel suo intervento Carlos Tavares, Ceo Stellantis e Co chair del forum Freedom of Mobility, ha definito “darwiniano, dove solo le aziende capaci di adattarsi al contesto attuale riusciranno a sopravvivere”. Un workshop che ha acceso un faro su un futuro dell’auto ancora da scrivere: quella elettrica e accessibile come prevede la proposta di un leasing sociale avanzata dal governo Macron, quella integrata in ecosistemi MaaS come quello sperimentato dalla regione Piemonte e dalla città di Torino. E, ancora, l’auto a noleggio come vettore per l’elettrificazione, per finire alla (difficile) redditività dell’auto nel carsharing.

Uno scenario di decarbonizzazione dei trasporti

L’Osservatorio nazionale della sharing mobility ha delineato uno scenario decisamente positivo per quanto riguarda il percorso di decarbonizzazione del comparto trasporti. Si è partiti dall’assunto che, nell’arco di sette anni, si verifichi un consistente ampliamento della quota di auto elettriche già previsto nel Piano nazionale energia e clima (6,6 milioni di elettriche e ibride plug-in nel 2030) e la riduzione del tasso di motorizzazione privato già prevista nella Long term strategy italiana, e cioè 4,5 milioni di auto in meno nel 2030 rispetto ad oggi.

sharing mobility
Car sharing, illustrazione stilizzata © IngImage

Questo scenario, unito a un incremento del 30 per cento dell’offerta di trasporto pubblico e di sharing mobility, porterebbe ad una riduzione di 18 milioni di tonnellate di gas serra. “La decarbonizzazione della mobilità urbana, grazie ad una maggiore offerta dei servizi di trasporto pubblico e condiviso, all’elettrificazione crescente e all’incremento della mobilità dolce – ha spiegato il presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Edo Ronchi – può avanzare rapidamente e raggiungere in pochi anni l’obiettivo di settore. Gli Stati membri hanno un ruolo fondamentale in questa strategia ed ora è il momento di agire”.

Una nuova forma di sharing: l’autobus a chiamata digitale

Il Rapporto include infine un approfondimento sui servizi di DRT (Demand Responsive Transit): i servizi di autobus e miniautobus su chiamata, operativi tramite piattaforme digitali e applicazioni online, che riescono ad ottimizzare l’incontro tra domanda e offerta, offrendo soluzioni più dinamiche e flessibili in termini di percorsi e orari per gli utenti.

Emerge dallo studio un quadro fatto di segnali interessanti e positivi. Tutte le maggiori piattaforme digitali operative nel settore a livello internazionale sono ora presenti anche in Italia, e tra gli operatori di trasporto che hanno avviato servizi e sperimentazioni del DRT ci sono grandi aziende e attori di primo livello del trasporto pubblico italiano. Dal punto di vista operativo, è interessante notare che il 65 per cento dei servizi sia destinato a servire aree a domanda debole, andando ad integrare i servizi di linea tradizionali.

 

 

 

 

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