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A Pyeongchang 2018 snowboarder e sciatori freestyle sentono musica in cuffia prima o durante le gare. Che brani ascoltano e perché la scienza li ritiene utili allo sport.
Quando ha tagliato il traguardo, conquistando la medaglia d’oro nell’halfpipe femminile ai Giochi olimpici di Pyeongchang, Chloe Kim si è tolta il casco e ha lasciato intravedere i suoi auricolari azzurri. Che musica stava ascoltando durante la competizione? Da Paparazzi di Lady Gaga a Toxic di Britney Spears, ma anche qualcosa di Lana Del Rey, avrebbe detto a fine corsa in stato felicemente confusionale, salvo poi indicare MotorSport di Migos, Nicki Minaj e Cardi B come brano vincente per la finale.
Fatto sta che la 17enne campionessa statunitense, nata in California da genitori emigrati proprio dalla Corea del Sud, è la più giovane vincitrice di snowboard, ma non è l’unica atleta di questo sport a farsi guidare dalla musica mentre gareggia.
La sua compagna di squadra, Arielle Gold, ha vinto il bronzo nonostante il cognome. Anche lei non sembra separarsi mai dagli auricolari, tanto che al termine della discesa non si è nemmeno accorta di aver ottenuto il podio. Le sue orecchie erano così immerse nelle rime di 8 Mile di Eminem da essersi identificata nel personaggio e dimenticata di tutto il resto. “Ascolto sempre Eminem quando vado sullo snowboard”, ha detto al New York Times. “Mi piacciono molto i suoi testi. Ha combattuto una battaglia in salita, che a volte sento di affrontare anch’io. Lui ce l’ha fatta, io spero di fare altrettanto”.
La cinese Liu Jiayu, arrivata seconda, non ricorda quale canzone stesse ascoltando in pista, specificando però che le sue playlist contengono solo brani che la rendono felice. La norvegese Silje Norendal, piazzatasi quarta nello slopestyle, ha confessato sempre al NYT di ascoltare pezzi di musica dance piuttosto infantili, che “si ascolterebbero solo a 10 anni” come Doctor Jones del gruppo danese Aqua.
Il giapponese dai capelli rasta Ayumu Hirano, vincitore della medaglia d’argento nell’halfpipe maschile sulle note di Three Little Birds di Bob Marley, ha dichiarato che la musica per lui è una parte essenziale della competizione perché lo mantiene motivato. Tornando in Scandinavia, il campione svedese Niklas Mattsson ha invece raccontato al Washington Post di preferire la carica rock di Black Keys e Iron Maiden, ma di spegnere l’iPod una volta salito sullo snowboard per non perdersi quello che gli comunica l’ambiente. “Mi piace ascoltare il suono della mia tavola, percepisco la neve dura o morbida e posso sentire quanto va veloce”.
Anche nello sci freestyle la musica – in prevalenza hip hop – è una componente fondamentale, quasi quanto le attrezzature tecniche. McRae Williams in gara utilizza un iPod Shuffle, dove ascolta tracce come Shook Ones di Mobb Deep o The Message di Nas. “Ho provato anche senza musica, ma con tutto il caos (il tifo, ndr) che c’è in cima al percorso ho notato che mi aiuta a concentrarmi”.
La sua connazionale Darian Stevens, prima di iniziare la sessione di qualifiche, ha dovuto cercare la canzone giusta. E ha setacciato tutti i file del suo cellulare finché non ha trovato Caught Up di Usher. “Per comportarmi bene sotto pressione ho solo bisogno di una distrazione. Lascio che il mio corpo prenda il controllo e faccia ciò che sa come fare”.
Per sua natura individuale lo snowboard, diventato disciplina olimpica nel 1998, permette ai rider di ascoltare musica in gara. Non ci sono compagni di squadra o allenatori con cui interagire. Ma questo non è l’unico motivo per cui gli atleti, non solo snowboarder, lo fanno. La musica in cuffia li aiuta a non distrarsi, a concentrarsi e a esibirsi meglio durante le gare.
Gli effetti benefici della musica sulle prestazioni sportive sono avvalorati da diverse ricerche scientifiche, che spiegano come i suoni combinati con l’esercizio possano ritardare la fatica e aumentare la resistenza favorendo il movimento, oltre a modificare l’umore, procurare emozioni ed evocare ricordi.
Un effetto definito “dopante” o comunque simile a quello di un farmaco che aumenta le prestazioni, come sostiene Costas Karageorghis, professore dell’università Brunel di Londra e autore del libro Applying Music in Exercise and Sport. Le Olimpiadi invernali in Corea, come quelle estive del 2016 a Rio, sono la prova di come la musica contribuisca alla buona riuscita della performance.
Molti atleti di livello ormai ci hanno abituato a vederli poco prima di una gara muniti di cuffie e sguardo concentrato: da Usain Bolt a Federica Pellegrini, da Roger Federer a Michael Phelps.
Il professor Thierry Middleton del dipartimento di scienze sportive dell’università di Jyväskylä in Finlandia ha condotto una ricerca sugli stati psicobiosociali di alcuni nuotatori, da cui è emerso che saper gestire e migliorare il proprio stato (cognitivo, emotivo, motivazionale e somatico) con la musica prima della performance ha un impatto positivo sul risultato.
Secondo un recente rapporto di Matthew Stork, ricercatore della British Columbia, pubblicato sul Journal of Sport Sciences, le persone si comportano meglio negli allenamenti ad alta intensità quando ascoltano musica. “Trovo davvero affascinante guardare le Olimpiadi e vedere gli snowboarder con le cuffie”, ha detto al Washington Post. “C’è un’innata tendenza umana a sincronizzare il movimento con il ritmo musicale”.
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