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Sette attivisti del “Coordinamento No Ombrina” hanno viaggiato in bicicletta per 400 km in Abruzzo per dire no alla costruzione di una piattaforma petrolifera nel mare Adriatico.
Una vacanza su due ruote diffondendo il motto “Più pedivelle, zero trivelle”. Così sette attivisti hanno unito ferie e impegno ambientalista, con un viaggio in Abruzzo in bicicletta per dire no al progetto “Ombrina Mare”. Si tratta della costruzione di una piattaforma petrolifera, con la perforazione di alcuni pozzi e l’arrivo di una nave di stoccaggio nei pressi delle coste della provincia di Chieti (vedi mappa).
Un gruppo di cittadini si è così organizzato nel Coordinamento No Ombrina, in quanto preoccupato per il rischio ambientale che l’estrazione del petrolio può portare alle coste abruzzesi e al Mare Adriatico.
Il cicloviaggio con tanto di hashtag #noombrina è stato realizzato dalla neonata Ciclofficina popolare CAP15 in collaborazione con il Coordinamento No Ombrina. Una pedalata di 400 km che ha toccato cinque tappe: Pescara, Lago di Bomba, Barrea, Ovindoli, Lago di Campotosto.
Gli attivisti “No Ombrina” sono saliti in sella tra le montagne abruzzesi per aggregare simbolicamente l’Abruzzo montanaro in questa lotta che ha per protagonista il mare. Dal livello del mare, infatti, è stata raggiunta la quota massima di 1.411 metri di Passo del Diavolo, per un totale di quasi 8.000 metri di dislivello. Sono inoltre stati raggiunti il Parco nazionale Gran Sasso e Monti della laga, il Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e il Parco regionale Sirente-Velino, percorrendo le due ciclovie Adriatica e dell’altopiano delle Rocche.
La bandiera “No Ombrina” è sventolata con i ciclisti in tutti questi luoghi per portare questo messaggio: la regione dei parchi non può diventare la terra delle trivelle. La motivazione è stata tale da realizzare un festival musicale a cui hanno partecipato anche i 99 Posse e tale da produrre una petizione online ormai vicina alle 75.000 firme.
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