Expo 2015

Stop alla primavera transgenica

Cosa è successo Nel giugno 2013, in due appezzamenti localizzati in Friuli Venezia Giulia, un imprenditore agricolo ha reiterato la semina di mais privo di tracciabilità ma dichiarato ogm,  effettuata già due anni prima, contravvenendo per la seconda volta il divieto italiano di seminare transgenico. Nei mesi successivi il Corpo forestale nazionale ha effettuato dei campionamenti

Cosa è successo

Nel giugno 2013, in due appezzamenti localizzati in Friuli Venezia Giulia, un imprenditore agricolo ha reiterato la semina di mais privo di tracciabilità ma dichiarato ogm,  effettuata già due anni prima, contravvenendo per la seconda volta il divieto italiano di seminare transgenico. Nei mesi successivi il Corpo forestale nazionale ha effettuato dei campionamenti nei campi seminati e in quelli limitrofi per accertare la varietà di mais ogm coltivata ma anche per verificare una possibile contaminazione ambientale. Le analisi hanno rilevato un processo di inquinamento ambientale. Il mais coltivato era davvero ogm e aveva anche provocato una contaminazione nei campi limitrofi che si è spinta fino al 10 per cento. L’agricoltore è stato multato per 16 mila euro a causa della mancata documentazione sulla tracciabilità dei semi modificati.

 

Cosa succede ora

L’agricoltore ha presentato ricorso al Tar del Lazio per chiedere l’annullamento del decreto interministeriale del luglio 2013 che vieta in Italia la semina di ogm. Per fermare questa minaccia, otto associazioni appartenenti alla task force “Per un’Italia libera da ogm” hanno presentato al Tar del Lazio un atto d’intervento a sostegno del Governo e dei tre ministeri competenti contro il ricorso presentato dall’agricoltore friulano. A difendere i terreni agricoli nazionali dalle semine biotech sono Aiab, Associazione nazionale città del vino, Coldiretti, Federbio, Fondazione Univerde, Greenpeace, Legambiente e Slow Food insieme con i dicasteri dell’agricoltura, dell’ambiente e della salute.  Le otto associazioni  hanno depositato in questi giorni un intervento di opposizione al ricorso. Il prossimo 9 aprile ci sarà la pronuncia del Tribunale amministrativo.

 

Cosa potrebbe succedere

“Il rischio di semine ogm nella prossima primavera deve essere affrontato con la massima urgenza perché potrebbe compromettere l’intero comparto agricolo italiano”,  avverte la task force. Se infatti il Tar dovesse accogliere il ricorso dell’agricoltore, già da metà aprile potrebbero verificarsi nuove semine incontrollate di mais Mon810 in diverse regioni d’Italia. Le ricadute sulle produzioni agricole e alimentari italiane basate sull’identità e il legame con il territorio d’origine, potrebbero essere molto pesanti e vanificherebbero le azioni portate avanti finora per tutelare il made in Italy. Anche il biologico ne sarebbe danneggiato, poiché dove si semina ogm la certificazione per la produzione bio decade, a causa della contaminazione genetica che si può determinare.

 

La task force, che agisce in rappresentanza di milioni di italiani, ha inviato un appello sul tema al Presidente del Consiglio Matteo Renzi, affinché il governo faccia del suo meglio per evitare il vuoto legislativo.

 

Tutto questo, precisa la coalizione, anche in vista di Expo 2015, un evento dedicato ai temi della nutrizione al quale l’Italia è chiamata a presentarsi come leader di un nuovo modello di agricoltura e alimentazione, fondato sulla biodiversità, sulla sostenibilità, sulla giustizia sociale, sulla qualità. Valori che non possono convivere con l’agricoltura ogm.

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