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L’olismo non è stato portato in Occidente da mistiche esotiche ma deve la sua diffusione a invenzioni moderne come la televisione, il computer, i jumbojet
L’olismo trova conferme sempre più inconfutabili nei laboratori più all’avanguardia di fisica subatomica, negli studi dei medici di mentalità più aperta, nei nuovi paradigmi con cui oggi sociologi, psicologi e biologi studiano la realtà.
Olismo è semplicemente la disponibilità a focalizzare l’attenzione sull’insieme invece che sul particolare, è un approccio complementare alla mentalità più atomistica e meccanicistica che ha dominato il panorama scientifico fino alla fine del secondo millennio. Ne è quindi la spontanea evoluzione, non la negazione, perché grazie a questo approccio analitico nei confronti della realtà tante conoscenze sono state raggiunte, materiali ed energie sono stati padroneggiati, nuove invenzioni sono state messe a punto, ed è stato proprio questo progresso che ci sta consentendo di realizzare i limiti stessi dei presupposti su cui è nato.
Se fin’ora l’attenzione era tutta per la ricerca dei mattoni costitutivi della realtà, oggi si riconosce l’importanza di studiare il tessuto che connette. Non più la quantità degli elementi, ma la qualità delle relazioni tra loro.
Un approccio analitico allo studio del cervello, per esempio, noterebbe soltanto che dopo i trentacinque anni, il numero dei neuroni diminuisce inesorabilmente, ma con un approccio olistico alla questione si scoprirà che per ogni neurone che scompare si creano nuove sinapsi, nuovi link, potremmo dire, tra i neuroni rimasti. E’ come se in un ufficio diminuiscono gli apparecchi telefonici, ma ogni telefono rimasto comincia a funzionare come una centralina. Cambia, quindi, la relazione tra gli elementi, offrendo un quadro d’insieme ben diverso dal precedente. Incidentalmente, è proprio la crescita del numero di interconnessioni neuronali che favorisce la capacità di cogliere la realtà nel suo insieme e sembra sia alla base della mitica saggezza degli anziani.
Olismo sembra una parole ostica e strana, ma basta usare altri termini per rendersi conto quanto ormai rappresenti un concetto che sta entrando a far parte della nostra cultura. Più noto, per alcuni, potrà essere il concetto di “approccio sistemico”, adottato in ecologia, nello studio degli ecosistemi; in psicologia, per comprendere le dinamiche familiari; in medicina, per collegare un disagio emotivo a un problema fisico o un atteggiamento fiducioso a una più pronta guarigione; in fisica, per esplorare le innumerevoli e incredibili implicazioni della teoria della relatività, per cui materia ed energia si rivelano due aspetti della stessa realtà.
Sistemico e olistico sono praticamente sinonimi, l’uno in ambito più scientifico e l’altro in quello filosofico, laddove “globale” riassume lo stesso concetto in ambito sociale e quotidiano. Dal Villaggio globale di Mac Luhan, che ha sottolineato come la televisione ci ha resi partecipi di quanto accade in ogni angolo del pianeta, alla globalizzazione stessa, da intendere come il lungo e travagliato processo tramite il quale l’umanità sta diventando consapevole di un nuovo livello di identità.
Riconosce l’importanza del singolo – fattore, elemento, persona – attribuendogli un ruolo nel contesto in cui vive, pone al primo posto le relazioni dinamiche rispetto alle gerarchie statiche, allarga gli orizzonti guardando il mondo con occhi nuovi, apre le porte a un nuovo progresso nato dallo studio dell’interconnessione tra i diversi aspetti della realtà, pone i presupposti per una civiltà basata sull’interazione creativa su tutti i fronti tra materia ed energia, tra corpo e mente, tra mente e anima, tra popoli e persone.
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Secondo l’olismo, anche la più piccolissima parte contiene tutti gli elementi dell’intero di cui ha fatto parte.
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