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Dal pensiero cinese a quello di Eraclito la filosofia antica dedica una grande attenzione al concetto di armonia come sintesi degli opposti.
L’armonia, come sintesi di opposti, viene ad indicare una visione
della realtà in cui dominano l’ordine, l’interazione tra le
parti e, quindi, la legge.
Lo Yin e lo Yang, nel pensiero cinese, costituiscono due emblemi
delle coppie di opposti interagenti e fondanti la classificazione
di ogni Realtà. Lo Yin rappresenta il femminile, lo Yang il
maschile. Ne consegue che, rispetto alla classificazione
occidentale per generi e specie, la classificazione cinese delle
cose avviene su base sessuale.
Dall’antitesi originaria, però, nasce un’armonia di fondo
che contraddistingue la realtà. Marcel Granet – nel suo “Il
pensiero cinese” – parla giustamente di un “senso armonioso che le
tenzoni procuravano all’insieme degli esseri.”
Il concetto di armonia, come delicato gioco di opposti, è
presente anche nel pensiero occidentale, pur in una temperie
storico – culturale diversa.
Il concetto esprime una visione tipicamente greca della
realtà, con il significato di “connessione”, “congiuntura”,
ma soprattutto di “ordine”, “legge”.
In pratica, la realtà è “consenso delle parti”,
armonia di contrari, proprio perché questa è la legge
che la presiede.
L’armonia dei contrari produce ordine: da qui il termine greco
“cosmo”, ovvero ciò che è ordinato, razionale,
armonico.
Per tutti valgano le testimonianze del filosofo Eraclito:
“Ciò che è opposizione si concilia e dalle cose
differenti nasce l’armonia più bella, e tutto si genera per
via di contrasto.”
E ancora: “Essi – gli ignoranti – non capiscono che ciò che
è differente concorda con se medesimo: armonia di contrari,
come l’armonia dell’arco e della lira.”
Addirittura Eraclito finisce per identificare la sintesi, l’armonia
degli opposti con Dio: “Il Dio è giorno – notte, è
guerra – pace, è sazietà – fame.”
Fabio Gabrielli
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