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Nel mondo la miopia è in crescita. Una soluzione efficace è l’ortocheratologia: lenti che correggono la cornea durante il sonno e che frenano il peggioramento della miopia stessa. Scopriamo come funziona.
La miopia è il disturbo refrattivo più comune e, da diversi anni, la sua diffusione è un trend in continua crescita. A ribadirlo anche uno studio pubblicato quest’anno sul British Medical Journal, secondo cui, entro il 2050, si passerà dagli attuali 1,4 miliardi di miopi a ben 5 miliardi. Una cifra enorme, che alcuni ricercatori associano alla tendenza a passare sempre più tempo al chiuso e di fronte a schermi fin da piccolissimi. Quest’abitudine, infatti, restringendo il campo visivo, va a stimolare il muscolo ciliare, che consente di mettere a fuoco molto da vicino sul piano retinico, rendendo così più probabile l’insorgere della miopia.
In questo quadro diventa interessante approfondire, oltre che le cause, le soluzioni attualmente a disposizione di chi soffre di questo difetto visivo. Oltre all’uso dei classici occhiali da vista e delle lenti a contatto o del più invasivo intervento al laser, esiste anche una tecnica molto efficace, che però ancora in pochi conoscono: l’ortocheratologia.
“Si tratta di una procedura applicativa di lenti a contatto rigide, da indossare durante la notte e utile per la riduzione o eliminazione (seppur temporanea) di un difetto visivo entro certi limiti, da valutare caso per caso”, ci spiega Diego Gennaro, ottico optometrista dell’ottica Balzarotti di Abbiategrasso (Mi), che è stata tra le prime a introdurre in Italia questa pratica oltre dieci anni fa, “La cornea viene temporaneamente modificata nella sua forma, grazie ad un buon grado di plasticità. È proprio l’appiattimento corneale che garantisce una visione buona per l’intera la giornata, durante la quale non serviranno più né occhiali nè lenti a contatto. Solo dopo 25-30 ore si avrà una percezione della diminuzione della vista”. In altre parole: durante il sonno la lente corregge la cornea, che al mattino avrà raggiunto la giusta curvatura, permettendo scosì una visione nitida per tutto il giorno seguente. La modifica sarà però solo temporanea e, a poco a poco, la cornea tornerà ad assumere la sua curvatura iniziale.
I vantaggi che si possono ottenere grazie all’uso di queste lenti sono molteplici e particolarmente apprezzati da diverse categorie di persone, come precisato dall’esperto: “Le lenti ortocheratologiche, al costo delle comuni usa e getta, possono essere impiegate per ottimizzare le performance di piloti, agenti delle forze armate e sportivi professionisti”. Non solo. Esse possono rappresentare una valida alternativa anche per tutti coloro che mal sopportano le classiche lenti diurne (per una maggiore sensibilità agli agenti esterni magari) o che anche solo da un punto di vista estetico o pratico non amano indossare gli occhiali da vista. Pensiamo a quale vantaggio ciò possa rappresentare nella vita di tutti i giorni e in circostanze specifiche, come per chi pratica il nuoto o altre attività sportive.
L’eliminazione degli occhiali e delle lenti giornaliere rappresenta solo uno dei vantaggi dell’ortocheratologia. Il concetto e lo scopo con il quale essa è stata concepita, quasi sessant’anni fa, rappresenta infatti l’aspetto più interessante di questa tecnica. “Le prime lenti ortocheratologiche nacquero per limitare l’evoluzione della miopia negli adolescenti”, spiega l’esperto, “Solo in un secondo momento si è apprezzato il netto miglioramento dello stile di vita che essa consentiva di raggiungere, grazie all’eliminazione degli ausili ottici diurni.”A introdurre questa tecnica furono inizialmente due optometristi, pionieri nel campo delle lenti a contatto, il dottor Newton K. Wesley e il suo socio George Jessen, che negli anni ’50 immaginarono e iniziarono a elaborare una tecnica di rimodellamento corneale, reso possibile da lenti a contatto rigide.
Col tempo il trattamento ortocheratologico si è evoluto e negli anni Settanta furono introdotte lenti rigide, che consentivano una maggiore permeabilità all’ossigeno (fondamentale per mantenere l’occhio sano). Questo rendeva la pratica più sicura e confortevole, ma fu solo nel 1989 che Richard Wlodyga disegnò la prima lente a geometria inversa in grado di correggere la miopia da -1 a -1.75 diottrie. Da allora la strada percorsa è stata tanta: “Oggi chiunque abbia un difetto visivo, anche astigmatici e ipermetropi, e voglia cercare di contenere eventuali e naturali peggioramenti, può utilizzare le lenti ortocheratologiche. Per i miopi c’è un limite massimo di 6/7 diottrie”.
La capacità di frenare l’evoluzione della miopia è un beneficio da tenere in seria considerazione, se si pensa che “Gli adolescenti miopi spesso diventano adulti molto più miopi”, come spiegato dall’optometrista e confermato da recenti studi scientifici, “La miopia in fase di sviluppo, dai nove ai vent’anni circa, ha, quasi sempre, un’evoluzione più o meno marcata. Oggi non c’è niente che impedisca l’insorgere di questo difetto o che lo fermi, ma con l’ortocheratologia è possibile far sì che una miopia destinata ad aumentare peggiori il meno possibile.” A confortare questa tesi è stato il lavoro di ricerca intitolato “Effetto dell’ortocheratologia sulla progressione della miopia: risultati di dodici anni di uno studio di coorte retrospettivo”, pubblicato su BMC Ophtalmology nel dicembre 2017. Questo studio retrospettivo ha analizzato una popolazione di 66 pazienti di età compresa tra sette e sedici anni, per un periodo di trattamento di circa dodici anni e ha dimostrato che “Dal confronto con il gruppo di controllo, il gruppo portatore di lenti a contatto per ortocheratologia ha avuto una tendenza significativamente inferiore (p <0,001) di peggioramento del vizio refrattivo durante i periodi di follow-up”.
Come detto, le lenti ortocheratologiche vengono fatte “su misura”, in seguito ad alcuni esami specifici (come la topografia corneale), che l’ottico optmetrista eseguirà nel suo studio. Quando ogni occhio avrà la sua lente correttiva specifica il paziente inizierà un periodo di prova graduale, per abituarsi alla nuova tecnica, come spiega l’optometrista: “Oltre a restituire l’acuità visiva, l’ortocheratologia dà una diversa qualità visiva di luci, contorni e contrasti ai quali ogni cervello si abitua con tempi diversi. Tecnicamente con le lenti noi creiamo delle aberrazioni, che consistono in un aumento del contrasto tra luce e buio e che portano a diventare leggermente fotosensibli”. Ovviamente anche la rigidità della lente può richiedere tempo e pazienza per abituare l’occhio, con tutti i vantaggi che poi ne conseguiranno.
“Le lenti non hanno particolari controindicazioni”, prosegue l’esperto, “ma richiedono una normale conservazione con prodotti specifici e la massima igiene. Hanno una durata di circa 18 mesi e garantiscono una permeabilità all’ossigeno assai alta, così da permettere ossigenazione alla cornea durante l’utilizzo notturno”.
Viene da chiedersi come mai questa tecnica sia ancora così poco diffusa in Italia: “In campo medico viene promosso prevalentemente l’intervento laser e, inoltre, proporre l’ortocheratologia significa per l’ottico fare un investimento di macchinari e campioni, che non tutti sono disposti a fare”, spiega l’optometrista, a cui abbiamo chiesto anche un feedback sulla sua esperienza diretta: “Noi dal 2008 a oggi siamo passati da un gruppetto iniziale di 6 persone alle attuali 120, che praticano con successo l’ortocheratologia. Ovviamente non possiamo sapere quanto una persona sarebbe peggiorata senza l’uso di queste lenti, ma è un dato di fatto che, negli ultimi sei anni, nel 95 per cento, circa, dei casi il peggioramento della miopia non è stato superiore alle 0,50 diottrie”. Per ultimo è interessante capire anche quale sia il vantaggio dell’ortocheratologia rispetto all’intervento di chirurgia refrattiva al laser, che è comunque consigliato dopo i diciotto anni, quando la miopia in genere si stabilizza: “Il vantaggio è che questa è una tecnica reversibile, mentre il laser non lo è. Nel caso insorgano problematiche, con le lenti si può sempre sospendere o intervenire, mentre se la cornea subisce un danno durante l’intervento l’unica soluzione diventa il trapianto. Inoltre può succedere che la miopia si ripresenti anche dopo l’intervento”.
Fatte tutte le valutazioni del caso e consultato il proprio specialista di fiducia, si potrà dunque scegliere la soluzione migliore per sé e per i propri occhi.
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