Metà del Pakistan sott’acqua, oltre 1.000 i morti

Le inondazioni causate dai monsoni in Pakistan continuano a distruggere case e strade. Segnalati i primi casi di malaria in un ospedale.

Il Pakistan è sommerso. Il volto del paese è trasfigurato, ridotto a un arcipelago di piccoli isolotti che affiorano dall’acqua. Villaggi, scuole e campagne sono irriconoscibili, sommersi quasi completamente dalle piogge monsoniche che da settimane continuano a scaricare al suolo enormi quantità d’acqua. Il bilancio delle vittime accertate è salito in queste ore a 1.100, ma sono ancora dati provvisori. A questo si aggiunge lo spettro della mancanza di cibo che renderà ancora più tragici gli effetti della stagione monsonica più distruttiva nella storia recente del Pakistan.

Primi casi di malaria in Pakistan

Il governo di Islamabad ha chiesto aiuti alla comunità internazionale per far fronte all’emergenza, con i primi voli provenienti da Turchia ed Emirati Arabi Uniti arrivati nelle scorse ore. Ciononostante, al momento intere zone restano isolate e l’intervento dei soccorsi è impossibile in molte di queste. Sono già stati riportati i primi casi accertati di malaria nella regione di Sindh , mentre resta alta l’allerta già sollevata dal presidente della Mezzaluna Rossa pakistana, così è chiamata la Croce Rossa nei paesi islamici, sul diffondersi di altre malattie come il colera, favorite dal mix di umidità e alte temperature.

Danni a case e infrastrutture

Oltre a villaggi e edifici, ad essere maggiormente colpite sono state anche le infrastrutture. L’autorità per la gestione dei disastri del Pakistan ha affermato che fino ad ora sono stati danneggiati 162 ponti, e che oltre 3.000 chilometri di strade sono state spazzate via. Si cerca di utilizzare qualunque mezzo disponibile per far arrivare i pochi aiuti giunti sino ad ora nelle aree più remote delle regioni del Belucistan e del Sindh, le più flagellate dalle piogge: “Stiamo usando barche, cammelli, qualunque mezzo possibile per consegnare aiuti nelle aree più critiche”, ha affermato Faisal Amin Khan, che amministra la provincia montuosa di Khyber Pakhtunkhwa, che è stata gravemente colpita. Lo stesso Khan ha fatto riferimento alle inondazioni del 2010, fino a oggi tra le peggiori mai registrate nella storia del Pakistan. Quell’anno uccisero più di 1.700 persone e lasciarono milioni di senzatetto. Un bilancio a cui si potrebbe arrivare a breve a giudicare dall’emergenza in costante peggioramento. Un disastro descritto dall’allora segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, come il peggiore che avesse mai visto. Intanto altri numeri contribuiscono ad aggravare il quadro: 33 milioni di abitanti su una popolazione di 221 milioni, cioè uno su sette, sono stati colpiti dalle alluvioni, 800mila capi di bestiame sono scomparsi nel fango. Oltre un milione di case sono state distrutte o danneggiate.

Guterres: “Monsoni sotto steroidi, serve azione collettiva”

Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha parlato oggi, definendo le piogge che da ormai tre mesi si abbattono sul Pakistan come “monsoni sotto steroidi”.

Guterres ha affermato che l’Asia meridionale è sempre stata fragile di fronte agli avvenimenti causati dalla crisi climatica e che le catastrofiche inondazioni in Pakistan avvertono degli effetti devastanti dovuti al riscaldamento globale causato dall’uomo. Come ha ricordato il Guterres, il ripetersi di eventi climatici estremi di questa portata segnala l’urgenza di porre in essere misure tempestive per contrastare la crisi climatica. Basti pensare che, fino a qualche anno fa queste aree non avrebbero vissuto monsoni tanto distruttivi.

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