
Ville storiche, monumentali giardini, sontuosi castelli e antiche abbazie sono alcune delle meraviglie da scoprire in un week end tra i Colli Euganei.
La capitale francese prosegue il percorso intrapreso nel 2013 ridisegnando l’assetto di alcune piazze centrali e progettando nuovi edifici ecocompatibili.
L’abbiamo vista recentemente falcidiata da inondazioni, attentati e minacce assortite ma la verità è che malgrado avversità e traumi Parigi resta pur sempre una delle capitali più attente alla pianificazione urbana e alle questioni ambientali.
Si riflette costantemente su come riprogettare, valorizzare ed abbellire gli spazi più rinomati o icastici della Ville Lumière, ma accade anche che il centro di incubazione delle novità e delle svolte “green” venga spesso e volentieri localizzato nelle aree periferiche.
In principio le autorità municipali parigine si concentrarono sull’arcinota Place de la République, che nel 2013 venne pedonalizzata con l’aggiunta di alberi e panchine, facendo in modo che almeno il 50 per cento dello spazio divenisse “pedestrian-friendly”. La ratio del provvedimento consisteva fin da allora nel rendere la città sempre più facilmente fruibile da chi la percorre a piedi o in bicicletta, restituendo alle piazze, per lo più trasformate in crocevia di autovetture in movimento, la loro originaria funzione di luoghi di aggregazione.
Un’operazione analoga si appresta ad essere intrapresa in altre piazze storiche della città, quali Place de la Bastille, Place de la Nation e perfino la centralissima Place de la Madeleine. Come ha puntualizzato in proposito Jean Macheras, delegato dell’Associazione francese per gli utenti dei trasporti, si tratta semplicemente di evitare che queste piazze si degradino ad orrendi cumuli di frastuono ed inquinamento.
In tale prospettiva si è deciso di avvalersi della collaborazione di due aziende, quali Cisco e Placemeter, incaricate di elaborare i dati statistici disponibili riguardo al traffico e all’uso degli spazi pubblici interessati, al fine di fornire qualche realistica ed attendibile previsione sugli scenari urbani che potrebbero scaturire dalla riprogettazione (ad esempio cosa succederebbe chiudendo al traffico determinate strade in certi mesi dell’anno).
Trasformare la sfida del verde metropolitano in un vero e proprio contest architettonico con partecipanti e vincitori, è stata un’intuizione dell’attuale sindaco Anne Hidalgo, che un paio di anni fa ha istituito una competizione urbana, dal titolo Réinventer Paris, in cui venivano indicati 23 siti della Ville Lumière da riqualificare attraverso proposte ecologicamente orientate, ovvero nuovi giardini, orti e coltivazioni urbane, edifici ecosostenibili, eccetera.
Alle 23 équipes vincitrici –le ultime delle quali designate lo scorso febbraio– è stato accordato il diritto di affittare o acquistare i terreni sui quali realizzare i progetti premiati, per lo più dislocati a ridosso del Boulevard Périphérique (gergalmente abbreviato dai parigini come “périph”) cioè nella poderosa –ed inquinatissima– arteria circolare di 35 chilometri che scorre lungo il perimetro della capitale francese.
Tra i prescelti del contest, che annovera anche celebri architetti internazionali quali ad esempio Sou Fujimoto o David Chipperfield, vanno menzionati gli studi Jacques Ferrier Architecture, Chartier Dalix Architectes e SLA Landskab, artefici di una proposta di città “multi-livello” con palazzi provvisti di orti e giardini verticali collegati tra loro da passerelle aeree, o il progetto In Vivo, la cui cosiddetta Algo House avrà una facciata provvista di un rivestimento vegetale a base di micro-alghe e fotobiorecettori capaci di generare calore sotto forma di energia rinnovabile.
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