La speaker della Camera Usa Nancy Pelosi è atterrata a Taiwan, l’isola-stato rivendicata dalla Cina. Xi Jinping aveva minacciato ripercussioni.
Nancy Pelosi, speaker della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, è atterrata a Taipei, capitale di Taiwan: ad attenderla, la direttrice dell’American Institute di Taiwan, Sandra Oudkirk, di fatto la rappresentante americana di più alto grado nell’isola, e il ministro degli Esteri dell’isola, Joseph Wu. La crisi diplomatica tra Stati Uniti e Cina è aperta. “La solidarietà dell’America verso 23 milioni di taiwanesi è oggi più importante che mai, visto che il mondo si trova di fronte alla scelta tra autocrazia e democrazia”, ha affermato Pelosi.
L’evento ha una portata storica tanto che l’atterraggio all’aeroporto di Songshan è stato seguito in diretta streaming sul canale Youtube del ministero degli Esteri di Taiwan: dal 1997 un rappresentante di così alto grado degli Stati Uniti non metteva piede sull’isola-stato. L’ultimo fu Newt Gingrich, presidente della Camera.
La visita della Pelosi riveste un significato molto profondo, perché arriva dopo un periodo di grande tensione con la Cina, che negli ultimi mesi ha stretto di molto il controllo su Taiwan, giudicata dal governo di Pechino una “provincia ribelle”.
Nel corso di una telefonata, lo scorso 29 luglio, tra Xi Jinping e Joe Biden, il presidente cinese aveva auspicato che Pelosi rinunciasse alla propria idea di visitare Taiwan, giudicandola una interferenza nelle relazioni diplomatiche, arrivando a minacciare serie ripercussioni. “A giocar col fuoco ci si brucia”, aveva detto il presidente cinese riferendosi proprio al fatto di non andare a Taiwan per non mettere in discussione il principio di “una sola Cina”.
L’isola è di fatto indipendente e guidata dalla presidente Tsai Ing-wen, ma Pechino la considera come territorio cinese a tutti gli effetti. Mentre Pelosi sbarcava a Taipei, aerei da guerra cinesi sorvolavano lo spazio sopra lo stretto di Formosa che divide la Cina continentale dall’isola.
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