La Cina potrebbe raggiungere presto il proprio picco di emissioni di gas ad effetto serra. Il condizionale è d’obbligo, poiché occorrerà verificare i dati sul medio-lungo periodo, e non è possibile allo stato attuale fare previsioni su una data specifica. Ma l’andamento attuale sembra lasciare spazio all’ottimismo. A spiegarlo è un’analisi di Carbon Brief, secondo la quale le emissioni complessive del colosso asiatico sono rimaste stabili o sono risultate in calo negli ultimi diciotto mesi.
I dati sulle emissioni in Cina di “grande importanza simbolica”
Già nel primo trimestre dell’anno in corso la Cina aveva fatto registrare per la prima volta un calo, grazie alla crescita della produzione da fonti rinnovabili. È stata la prima volta che ciò è accaduto in modo indipendente dalla domanda di energia elettrica: quest’ultima, infatti, è risultata nello stesso periodo in sensibile aumento, il che ha reso ancor più significativo il dato.
Analysis: China’s CO2 emissions have now been flat or falling for 18 months | @laurimyllyvirta
Dal punto di vista dei valori assoluti, il calo è stato comunque contenuto e tale da non incidere sulla situazione complessiva del Pianeta. Il peso politico, però, non è da poco: “Se un aumento o una diminuzione di meno dell’1 per cento può non fare una grande differenza da un punto di vista degli obiettivi, rivesta una grande importanza simbolica”, sottolinea il report di Carbon Brief.
Buoni risultati da trasporti, cementifici e acciaierie. Male il settore chimico
Alcuni settori appaiono più virtuosi di altri in Cina: quello dei trasporti ha segnato un -5 per cento di emissioni nel terzo trimestre del 2025, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Ciò soprattutto grazie alla diffusione dei veicoli elettrici. Per quanto riguarda poi la produzione di acciaio e cemento, le emissioni sono risultate stabili, ma a fronte di un aumento della domanda del 6,1 per cento, il che indica di fatto un buon risultato. Di contro, però, l’industria chimica ha registrato un forte aumento.
Ciò nonostante, la promessa di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra da parte del governo di Pechino, ufficializzata nel mese di settembre, è apparsa a molti deludente. Si parla di un calo compreso tra il 7 e il 10 per cento, di qui al 2025, ma senza che sia stato indicato null’altro.
Il 60 per cento dell’energia elettrica in Cina dipende ancora dal carbone
La Cina, inoltre, resta per valori assoluti (ma non procapite) la nazione al mondo che disperde la maggior quantità di CO2 nell’atmosfera terrestre, con ben il 30 per cento del totale mondiale (pari a circa 15,6 miliardi di tonnellate equivalenti), secondo i dati delle Nazioni Unite. A livello storico, invece, sono gli Stati Uniti che restano saldamente in testa nella classifica.
Per quanto riguarda poi la produzione di energia elettrica, nonostante uno sviluppo enorme delle rinnovabili, il colosso asiatico si basa ancora al 60 per cento sul carbone, la fonte in assoluto più inquinante e dannosa per il clima. La strada per completare il processo di transizione ecologica, dunque, è ancora molto lunga.
Metà delle emissioni del pianeta sono prodotte dal 10 per cento più ricco. Mentre a pagarne le conseguenze sono le frange più povere della popolazione.
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