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Il presidente dell’Inps Boeri accusa i “vitalizi ingiustificati del politici”, governo e sindacati rispondono con una novità: pensione anticipata a 63 anni
Chi vorrà andare in pensione prima del tempo previsto, presto forse potrà farlo: con l’applicazione del cosiddetto Ape (anticipo pensionistico), si potrà dire basta appena compiuti 63 anni, quindi in anticipo di ben 3 anni e 7 mesi rispetto all’età pensionistica normale. Sulle condizioni di questo anticipo la trattativa tra governo e sindacati è ancora all’inizio: chi vorrà usufruirne probabilmente dovrà rinunciare a una piccola quota della pensione (dal 4 al 15 percento) ma le parti sociali puntano a strappare ulteriori concessioni almeno per le categorie più svantaggiate.
“Si va in pensione sempre più tardi e si prende sempre meno” #Presadiretta @IaconaRiccardo https://t.co/rTeXuPeeUl
— Presa Diretta (@Presa_Diretta) 10 settembre 2016
Forse il sasso lanciato a ‘Presadiretta’ dal presidente dell’Inps Tito Boeri ha smosso un po’ le acque del sistema pensionistico, inducendo il governo ad accelerare. “Il problema vero in Italia non è la sostenibilità finanziaria ma l’equità – aveva detto Boeri – Ci sono delle persone che hanno dei trattamenti pensionistici o dei vitalizi, come nel caso dei politici, che sono del tutto ingiustificati”. Dopo aver ipotizzato da parte di questi pochi privilegiati “un contributo che potrebbe permettere qualche operazione di redistribuzione”, Boeri aveva parlato proprio dell’idea di “maggiore flessibilità in uscita verso il sistema pensionistico”. Ed ecco qui, immediata, la proposta dell’Ape.
Per #pensioni più eque.Soluzioni per ricongiunzioni, precoci, usuranti e rivalutazione delle pensioni.@CislNazionale pic.twitter.com/wDgy4hc9ik
— Maurizio Petriccioli (@PetriccioliM) 12 settembre 2016
In realtà l’idea di concedere l’uscita anticipata facoltativa, per correggere l’innalzamento dei limiti imposto dalla legge Fornero e magari movimentare il mercato del lavoro era già in piedi da prima dell’estate: di certo nel primo tavolo con i sindacati il governo pare essere andato piuttosto incontro alle richieste delle parti sociali, che volevano l’uscita facoltativa a partire dai 62 anni. Parti sociali che ora vorrebbero spuntare, tra le altre condizioni, la gratuità dell’anticipo almeno per i disoccupati di lungo corso, chi ha svolto lavori usuranti e chi ha iniziato a lavorare molto presto.
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