Multe fino a 60mila euro per chi imbratta monumenti per protestare contro l’inazione climatica: ufficiale la risposta del governo a Ultima Generazione.
Aggiornato al 18 gennaio 2024.
Nove mesi dopo il varo del decreto da parte del governo, la legge che inasprisce le sanzioni contro i cosiddetti “ecovandali” oggi è diventata ufficialmente legge, con l’approvazione in seconda lettura da parte della Camera dei deputati. I contenuti della legge, dopo l’esame del Parlamento, sono rimasti sostanzialmente invariati rispetto a quelli che erano stati scritti dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano: chi sporca, paga. Nella sua versione finale, la legge punisce una sanzione pecuniaria:
da 20mila a 60mila euro chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili o, ove previsto, non fruibili beni culturali o paesaggistici propri o altrui;
da 10mila euro a 40mila euro chiunque deturpa o imbratta beni culturali o paesaggistici propri o altrui, ovvero destina i beni culturali ad un uso pregiudizievole per la loro conservazione o integrità ovvero ad un uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico.
Approvato il Ddl eco-vandali. Chi deturpa o imbratta un monumento paga di tasca propria, questo principio è legge dello Stato. Ringrazio il Parlamento, il Governo e i tanti cittadini che mi hanno sostenuto in questa battaglia di civiltà. pic.twitter.com/wX9MhXWfEZ
La nuova legge inoltre modifica il reato di deturpamento e imbrattamento di cose altrui, (articolo 639 del codice penale) triplicando la multa (da 103 a 309 euro) e prevedendo anche la reclusione da 1 a 6 mesi per coloro che deturpano o imbrattano teche, custodie e altre strutture adibite alla esposizione, protezione e conservazione di beni culturali esposti in musei, pinacoteche, gallerie e altri luoghi espositivi pubblici. Ma soprattutto rischia da 1 a 5 anni di carcere chiunque distrugga, disperda, deteriori o renda, in tutto o in parte, inservibili beni mobili o immobili durante manifestazioni pubbliche
Il governo italiano non è più intenzionato a tollerare blitz di attivisti per il clima, come quelli commessi negli ultimi mesi dai ragazzi di Ultima Generazione contro la Barcaccia e il Senato a Roma, o contro Palazzo Vecchio a Firenze e Alla Scala a Milano, e più indietro nel tempo in alcuni dei principali musei. Un disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri (non un decreto dunque: il testo non entrerà immediatamente in vigore) prevede che protestare contro l’inazione climatica imbrattando monumenti potrebbe costare da 10mila fino a 60mila euro di multa, che sarà irrogata “per chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici propri o altrui”. Il tutto, dice il disegno di legge, “ferme le sanzioni penali applicabili”.
Si era vociferato, nei giorni scorsi, anche di una stretta sul lato penale per chi protesta contro l’inazione climatica utilizzando sempre, va ricordato, vernici lavabili. Invece quel “ferme le sanzioni penali applicabili” significa che nulla cambia sul rischio di carcere per gli attivisti che si battono contro l’inazione climatica. Che comunque, già al momento, non è irrisorio, come dimostrato dal caso dell‘attivista di Ultima Generazione Simone Ficicchia. Attualmente il reato di danneggiamento di edifici e monumenti è previsto già da due diversi articoli del codice penale, che dunque restano in vigore, e che affiancheranno le nuove sanzioni amministrative:
Articolo 635: “Chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili cose mobili o immobili altrui con violenza alla persona o con minaccia è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni” e allo stesso modo chi danneggia “edifici pubblici o destinati a uso pubblico o all’esercizio di un culto o su immobili compresi nel perimetro dei centri storici”.
Articolo 733: “Chiunque distrugge, deteriora o comunque danneggia un monumento o un’altra cosa propria di cui gli sia noto il rilevante pregio, è punito, se dal fatto deriva un nocumento al patrimonio archeologico, storico, o artistico nazionale, con l’arresto fino a un anno o con l’ammenda non inferiore a euro 2.065″.
— Agenzia di Stampa ITALPRESS (@Italpress) April 11, 2023
Il provvedimento è stato fortemente voluto dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che l’ha spiegato così: “Gli attacchi ai monumenti e ai siti artistici” effettuati in protesta contro l’inazione climatica del governo “producono danni economici alla collettività. Per ripulire occorrono l’intervento di personale altamente specializzato e l’utilizzo di macchinari molto costosi. Chi compie questi atti deve assumersi la responsabilità anche patrimoniale. Secondo i dati che mi sono stati forniti dalla Soprintendenza speciale di Roma, il ripristino della facciata del Senato è costato 40mila euro. Ebbene, chi danneggia deve pagare in prima persona. A seconda della gravità della fattispecie, si va da un minimo di 10mila ad un massimo di 60mila euro. Tali somme si aggiungono a quelle cui verranno eventualmente condannati a pagare i trasgressori in sede penale o civile”. Praticamente, il senso del disegno di legge è: chi protesta e imbratta, paga.
L’innovazione può dare un futuro sostenibile ai polmoni verdi del nostro pianeta: lo sottolinea l’edizione 2024 del report Fao sullo stato delle foreste.
Il Parlamento approva il decreto Clima. Contiene incentivi per le rottamazioni e fondi per corsie preferenziali, foreste urbane e bonifiche delle discariche abusive. Nasce il programma strategico nazionale contro la crisi climatica e il miglioramento della qualità dell’aria.
I megabassines sono enormi riserve d’acqua pensati per l’agricoltura nei mesi di siccità. Nonostante le ottime promesse, sono oggetto di proteste per il loro impatto ambientale.
L’attivista 73enne impegnato nella lotta alla caccia alle balene è stato ammanettato a Nuuk su un mandato d’arresto emesso dalla Guardia costiera giapponese. Rischia l’estradizione.
A una settimana dal rogo nell’impianto di raccolta rifiuti, spenti gli ultimi focolai. Per ArpaCal non ci sono pericoli ma mancano le analisi del suolo.
In città le temperature sono più alte che altrove: è il fenomeno dell’isola urbana di calore. La cementificazione del territorio impedisce a piante e suolo di regolare la temperatura dell’aria. Dal soil sealing al calore antropogenico, le cause sono tutte legate alle attività umane.