Chi protesta imbrattando monumenti rischia fino a 60mila euro di multa

Multe fino a 60mila euro per chi imbratta monumenti per protestare contro l’inazione climatica: la risposta del governo a Ultima Generazione.

Il governo italiano non è più intenzionato a tollerare blitz di attivisti per il clima, come quelli commessi negli ultimi mesi dai ragazzi di Ultima Generazione contro la Barcaccia e il Senato a Roma, o contro Palazzo Vecchio a Firenze e Alla Scala a Milano, e più indietro nel tempo in alcuni dei principali musei. Un disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri (non un decreto dunque: il testo non entrerà immediatamente in vigore) prevede che protestare contro l’inazione climatica imbrattando monumenti potrebbe costare da 10mila fino a 60mila euro di multa, che sarà irrogata “per chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici propri o altrui”. Il tutto, dice il disegno di legge, “ferme le sanzioni penali applicabili”.

Grande scalpore per il blitz di Ultima generazione al Senato
Grande scalpore per il blitz di Ultima generazione al Senato © Twitter Ultima generazione

Sul penale non cambia nulla 

Si era vociferato, nei giorni scorsi, anche di una stretta sul lato penale per chi protesta contro l’inazione climatica utilizzando sempre, va ricordato, vernici lavabili. Invece quel “ferme le sanzioni penali applicabili” significa che nulla cambia sul rischio di carcere per gli attivisti che si battono contro l’inazione climatica. Che comunque, già al momento, non è irrisorio, come dimostrato dal caso dellattivista di Ultima Generazione Simone Ficicchia. Attualmente il reato di danneggiamento di edifici e monumenti è previsto già da due diversi articoli del codice penale, che dunque restano in vigore, e che affiancheranno le nuove sanzioni amministrative:

Articolo 635: “Chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende, in tutto o in parte, inservibili cose mobili o immobili altrui con violenza alla persona o con minaccia è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni” e allo stesso modo chi danneggia “edifici pubblici o destinati a uso pubblico o all’esercizio di un culto o su immobili compresi nel perimetro dei centri storici”.

Articolo 733: “Chiunque distrugge, deteriora o comunque danneggia un monumento o un’altra cosa propria di cui gli sia noto il rilevante pregio, è punito, se dal fatto deriva un nocumento al patrimonio archeologico, storico, o artistico nazionale, con l’arresto fino a un anno o con l’ammenda non inferiore a euro 2.065″.

Il provvedimento è stato fortemente voluto dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che l’ha spiegato così: “Gli attacchi ai monumenti e ai siti artistici” effettuati in protesta contro l’inazione climatica del governo “producono danni economici alla collettività. Per ripulire occorrono l’intervento di personale altamente specializzato e l’utilizzo di macchinari molto costosi. Chi compie questi atti deve assumersi la responsabilità anche patrimoniale. Secondo i dati che mi sono stati forniti dalla Soprintendenza speciale di Roma, il ripristino della facciata del Senato è costato 40mila euro. Ebbene, chi danneggia deve pagare in prima persona. A seconda della gravità della fattispecie, si va da un minimo di 10mila ad un massimo di 60mila euro. Tali somme si aggiungono a quelle cui verranno eventualmente condannati a pagare i trasgressori in sede penale o civile”. Praticamente, il senso del disegno di legge è: chi protesta e imbratta, paga.

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