Per un cioccolato equo e solidale

L’ UE ha condannato Italia e Spagna per aver vietato la commercializzazione con la denominazione ‘cioccolato’ dei prodotti contenenti sostanze grasse vegetali diverse dal burro di cacao.

Il gennaio scorso, la Corte di giustizia dell’UE ha condannato
l’Italia e la Spagna per aver vietato la commercializzazione con la
denominazione ‘cioccolato’ dei prodotti contenenti sostanze grasse
vegetali diverse dal burro di cacao. Per i giudici europei
l’aggiunta nella produzione di cioccolato di sostanze grasse
vegetali diverse dal burro di cacao “non modifica la natura del
prodotto e l’indicazione sull’etichettatura e’ sufficiente per
garantire una corretta informazione dei consumatori.
Per rintracciare l’origine del problema dobbiamo risalire al
1973, anno in cui gli allora sei membri della
Comunità Europea, votarono la direttiva Directive
relating to Cocoa and Chocolate Products
, che proibiva l’uso di
grassi in sostituzione del burro di cacao per il cioccolato, e che
stabiliva percentuali minime per la presenza di cacao, burro di
cacao e latte in polvere. Questa direttiva però non era
valida per i tre Paesi che aderirono più tardi alla
Comunità Europea (Inghilterra, Irlanda e Danimarca) nei
quali l’uso di sostituiti era già consentito. A partire dal
1985, dunque, si tentò di mettere fine a questa
disparità cercando in tutti i modi di autorizzare la
sostituzione del burro di cacao nel cioccolato.
Già nel 1997 il movimento del commercio equo e solidale
promosse una campagna di pressione rivolta ai parlamentari europei
in cui si chiedeva di sostenere l’opzione zero, cioè la
sostituzione dello 0% del burro di cacao (24.000 cartoline spedite
ai ministeri competenti, decine di migliaia di firme raccolte).
Nell’ottobre del 1997 il Parlamento Europeo approva comunque
la possibilità di sostituire con grassi vegetali il burro di
cacao nel cioccolato fino al 5% del peso del prodotto finito, ma
introduce una serie di vincoli e di misure di salvaguardia dei
produttori e dei consumatori: si prevede ad esempio che un
cioccolato con grassi sostitutivi debba riportare al di sopra della
lista degli ingredienti. La revisione della direttiva comunque deve
ancora passare al vaglio del Consiglio dei Ministri dell’UE e
procedere nel suo iter.
Dopo anni di dibattimenti, emendamenti e proposte il 15 marzo
2000
, il Parlamento Europeo approva definitivamente (per soli
tre voti) la revisione della direttiva: non solo si ammette la
sostituzione del burro di cacao con materie grasse, ma
l’indicazione della presenza di tali sostituti non sarà
neppure riportata sul lato principale della confezione. Questa
direttiva, che entrerà di fatto in vigore nel giugno di
quest’anno, oltre ad avere come conseguenza un generale
abbassamento della qualità del cioccolato, avrà
grosse ripercussioni sulle economie dei paesi, già
poverissimi, che hanno nell’esportazione del cacao la loro
principale fonte di reddito. La sostituzione del 5% del burro di
cacao nel cioccolato finito (si parla infatti del peso complessivo
del prodotto finale), considerando il fatto che il cioccolato
consiste per il 20-30% di burro di cacao, equivarrebbe ad una
sostituzione reale del 15-25%. Le conseguenze per i paesi
produttori di cacao potrebbero davvero essere disastrose se si
considera che il burro di cacao serve per il 43,7% del prodotto
interno lordo del Ghana, il 38,7% della Costa d’Avorio e il 18% del
Camerun
.
Per gli 11 milioni di persone che in Africa occidentale dipendono
dal cacao, per il loro reddito e per i consumatori occidentali che
hanno diritto ad avere un prodotto di qualità e ad essere
adeguatamente informati, il consorzio Ctm altromercato, insieme a
tutto il movimento del commercio equo e solidale dichiara ancora
oggi con forza che “il burro di cacao è insostituibile” e
garantisce un cioccolato che è ancora cioccolato, buono per
chi lo consuma e per chi lo produce.

Giovanna Salvini
Coop. Chico Mendes – per un’economia solidale
corso Lodi 47 – 20139 Milano
tel. 02-54107745
fax 02-54130454
www.chicomendes.it

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