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Hong Kong, dall’ombrello giallo alla bandiera bianca

Hong Kong. Dopo una notte di scontri, tra gli attivisti del movimento Occupy central e la polizia della città cinese, il 2 dicembre i tre fondatori, Benny Tai Yiu-ting, Chu Yiu-ming e Chan Kin-man, hanno dichiarato di voler porre fine alle proteste cominciate a fine settembre, note anche come Umbrella revolution, per consegnarsi alle autorità

Hong Kong. Dopo una notte di scontri, tra gli attivisti del movimento Occupy central e la polizia della città cinese, il 2 dicembre i tre fondatori, Benny Tai Yiu-ting, Chu Yiu-ming e Chan Kin-man, hanno dichiarato di voler porre fine alle proteste cominciate a fine settembre, note anche come Umbrella revolution, per consegnarsi alle autorità di Hong Kong.

 

I manifestanti del movimento Occupy central© Chris McGrath/Getty Images

La notte del 30 novembre. Durante la notte di protesta nel quartiere di Mong Kok, i manifestanti hanno cercato di circondare il palazzo del governo locale portando gli agenti di polizia a intervenire usando manganelli e spray urticante. Almeno 40 persone sono state arrestate, mentre i feriti sono stati centinaia sia tra le fila degli attivisti che tra i poliziotti.

 

Perché ritirarsi. I tre fondatori hanno detto che la decisione è stata presa per garantire la sicurezza dei manifestanti, soprattutto studenti, e per tener fede all’intento originale della protesta basata su valori quali l’amore e la pace. Gli studenti, però, sono contrari e preferiscono portare avanti la protesta tanto che uno dei leader studenteschi, Joshua Wong, il primo dicembre ha cominciato lo sciopero della fame.

 

La polizia respinge i manifestanti© Chris McGrath/Getty Images

Due mesi dopoLe proteste erano cominciate il 27 settembre per chiedere lo svolgimento di elezioni libere e democratiche nella ex colonia britannica nel 2017, tornata cinese nel 1997. Stando a oggi, i candidati governatori di Hong Kong verrebbero “filtrati” preventivamente da un comitato elettorale sotto il controllo del governo centrale di Pechino minando così la libertà di voto.

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