L’astronauta Paolo Nespoli è tornato nello spazio, a 60 anni

L’astronauta Paolo Nespoli torna nello spazio per la terza volta, per quattro mesi. Il suo compito è studiare gli effetti della microgravità sul corpo umano. “Per andare nello spazio non bisogna essere Superman”.

È un Paolo Nespoli, 60 anni, in forma quello visto durante il primo collegamento tra la Stazione spaziale internazionale e l’auditorium dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) a Roma. Arrivato lo scorso 28 luglio con la capsula Soyuz MS-05, dopo un volo di circa otto ore, l’astronauta italiano è salito per la terza volta sulla Iss per una missione gestita in parte dall’agenzia italiana: Vita, acronimo che sta per Vitality, innovation, technology, ability, permetterà tra le altre di studiare gli effetti della prolungata assenza di peso sul corpo umano.

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Paolo Nespoli dell’Esa, prima della partenza assieme ai colleghi Sergey Ryazanskiy della Roscosmos, e Randy Bresnik della Nasa. Foto via Nasa

L’astronauta italiano, durante la sua permanenza, avrà il compito di condurre oltre 200 esperimenti, tra i quali undici selezionati direttamente dall’Asi. “Per andare nello spazio non serve essere Superman, basta essere persone normali”, ha detto Nespoli, scherzando sui suoi 60 anni. “Siamo nello spazio proprio per cercare di capire come funziona il nostro corpo e anche per indagare se nel futuro potremo affrontare viaggi fuori del sistema solare”.

Cos’è la missione Vita di Paolo Nespoli

Per intraprendere lunghi viaggi interplanetari, come quelli su Marte, dovremo conoscere con precisione gli effetti della microgravità sul corpo umano. Effetti spiegati da Nespoli: “Venire quassù nello spazio è un momento traumatico sia per il fisico che per la mente”, racconta l’astronauta. “Anche se ci vuole relativamente poco per abituarsi all’assenza di gravità. È più problematico ritornare sulla Terra. È estremamente pesante, ci vogliono mesi per tornare alla normalità. Nella scorsa missione sono tornato ‘terrestre’ dopo sei mesi dal mio ritorno sulla Terra”.

Grazie all’astronauta italiano si testeranno tutta una serie di soluzioni che poi avranno ricadute anche sul nostro pianeta, in particolare per quanto riguarda la medicina e la sostenibilità. Nespoli studierà gli effetti degli antiossidanti nanotecnologici, come l’ossido di cerio, per contrastare i danni dello stress ossidativo in condizione di prolungata microgravità. Ciò servirà nella ricerca su tutte quelle patologie – tumori, malattie neurodegenerative, malattie autoimmuni – dove lo stress ossidativo gioca un ruolo preponderante. Ma si studieranno anche i marcatori dello stress e come contrastare la perdita di massa ossea riscontrata durante l’assenza di gravità prolungata.

Gli altri esperimenti scientifici

Uno su tutti la prova di quella che può essere definita come una giacca indossabile per proteggere il corpo dalla radiazione cosmica: la giacca sarà realizzata con degli alloggiamenti interni da riempire con l’acqua disponibile all’interno dell’Iss. In questo modo verrà a crearsi una schermatura per i protoni solari. Non solo, un litro di quest’acqua tornerà a terra per essere analizzato e comprendere se sia rimasta potabile o meno. Saranno poi testate anche le pompe di calore, soluzioni ideali per il trasferimento di calore passivo che non richiedono l’intervento umano: l’esperimento potrà essere utile a terra in vari settori sia in campo industriale che delle energie rinnovabili.

Le precedenti missioni di Paolo Nespoli

La prima missione, Esperia, nel 2007 fu di breve durata. Qui Nespoli fece parte di uno degli ultimi equipaggi a salire su di uno shuttle. La seconda, la Magisstra, fu di lunga durata e si tenne nel 2010. “Rispetto alla mia missione precedente oggi facciamo molta più ricerca, mentre prima, parte del nostro tempo, lo impiegavamo per allestire e rendere pienamente funzionale una stazione spaziale appena assemblata”, ha spiegato Nespoli. Che ha poi aggiunto, ironico: “Ho ritrovato la stazione spaziale così come io l’avevo lasciata”.

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Il ritorno a terra di Paolo Nespoli, alla fine della seconda missione, il 20 maggio 2011. Foto via Bill Ingalls/NASA

Paolo Nespoli inoltre si allenerà anche per agganciare la capsula cargo di Space X il cui lancio è in programma per il prossimo 13 agosto. Ma c’è anche molta Italia in questa missione, non solo con Paolo Nespoli. Molti degli equipaggiamenti e delle strutture, sono state realizzate in Italia. Tra cui la cupola, da dove l’astronauta scatterà le immagini inviate a Terra “per portare tutti nello spazio”.

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