È sbocciata la prima zinnia nello spazio. Perché è un altro passo per arrivare su Marte

L’astronauta Scott Kelly ha pubblicato la foto della prima zinnia sbocciata nello spazio. Segno che anche i fiori possono crescere in condizioni di microgravità.

Dopo l’insalata coltivata all’interno della Stazione spaziale internazionale (Iss), ora è il turno dei fiori, nello specifico di una zinnia. L’astronauta Scott Kelly ha infatti postato nei suoi profili ufficiali la foto di una zinnia dai petali arancioni, sbocciata a circa 400 chilometri da terra.

 

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I petali arancioni della prima zinnia sbocciata nello spazio. © Scott Kelly/Nasa

 

L’esperimento, condotto per capire come si comportano le piante in condizioni di microgravità e di umidità e luce estremamente diversi dalla Terra, servirà per stilare una sorta di manuale sulla coltivazione e la corretta crescita di specie vegetali edibili, in previsione anche dei prossimi viaggi verso Marte.

 

Un po’ come accade nel romanzo di Andy Weir, “L’uomo di Marte”, dove il protagonista si ritrova a coltivare patate per poter sopravvivere, sarà fondamentale per gli astronauti praticare quello definito come “coltivazione autonoma”.

 

Astronauti, i  nuovi giardinieri

Perché la zinnia? “La pianta di zinnia è molto diversa dalla lattuga”, ha spiegato Trent Smith, project manager del progetto Veggie. “È più sensibile ai parametri ambientali e alle caratteristiche della luce. Ha un ciclo di crescita più lungo, che va dai 60 agli 80 giorni. Inoltre – conclude Smith – è una pianta più difficile da crescere, e dato il suo ciclo di vita lungo è un ottimo precursore della pianta di pomodoro”.

 

Sul sito della Nasa si trova tutto il racconto dell’esperimento, che ha avuto anche dei momenti di sconforto, in quanto le piante selezionate hanno spesso dato segno di sofferenza sia per l’eccessiva umidità, con la formazione di muffa, che per la carenza idrica, dovuta forse all’eccessiva evapotraspirazione.

 

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Uno scatto dalla Stazione spaziale internazionale che ritrae la zinnia sbocciata da poco. © Scott Kelly/Nasa

 

Come accaduto la vigilia di Natale, quando per sopperire all’eccessiva umidità si è utilizzato un ventilatore e l’astronauta Smith ha deciso di dare un po’ d’acqua alle piantine, non rispettando il programma accordato con il team di supporto a terra. “Sai, se stessimo andando su Marte, e stessimo coltivando cose, dovremmo essere liberi di decidere quando queste cose hanno bisogno d’acqua. Come nel mio giardino: lo guardo e dico ‘Ok, forse dovrei dargli un po’ d’acqua’”, ha spiegato poi.

 

 

È a questo che servono questo tipo di esperimenti: scoprire cos’è che non funziona e cercare di capire come risolverlo. E così è stato, tanto che lo scorso 16 gennaio la prima zinnia è fiorita. I petali arancioni dalle sfumature più gialle sembrano stati dipinti su una tela nera, profonda. Ma con un perla azzurra a fare da sfondo. La Terra.

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