Veterinaria dell'animale

Cataratta nei cani, cos’è e come si cura

Anche nel cane la cataratta è un disturbo frequente e non legato soltanto all’avanzarsi dell’età. Essenziale in questi casi la diagnosi formulata dal veterinario dopo un’accurata visita oftalmologica.

La cataratta è un problema che può colpire anche i cani e, come nel caso degli uomini, comportare un disturbo visivo importante. Tutti gli esemplari possono sviluppare questa patologia, ma ci sono razze in cui l’incidenza è più elevata. Negli spaniel, per esempio, come nei barboni, nei labrador, nei golden retriever, nei border collie e nei pastori australiani, la cataratta è un disturbo frequente. La malattia si divide, infatti, in due grandi categorie: congenita – specifica nelle razze elencate – e senile.

Nel primo caso, il disturbo è generalmente legato a una predisposizione genetica ereditaria. Molto spesso la cataratta congenita è associata a microftalmia (condizione caratterizzata da ridotte dimensioni del bulbo oculare). Solitamente il problema interessa entrambi gli occhi, ma non necessariamente in modo contemporaneo. A volte, invece, la cataratta ereditaria non è manifesta alla nascita, ma insorge nei primi mesi o anni di età, in questo caso si parla di cataratta giovanile. La cataratta che compare oltre i 6-8 anni di età, infine, è detta senile.

cataratta nei cani
La cataratta, anche nei cani, determina un generale annebbiamento della visione © Pixabay

Sebbene si tratti di un processo patologico più raro nel cane che nell’uomo, rimane comunque un problema abbastanza diffuso e invalidante. Non deve essere confusa con un’altra condizione, la sclerosi nucleare, disturbo legato al fisiologico invecchiamento del cristallino il cui nucleo centrale tende a diventare più “duro” e opaco senza determinare, tuttavia, un reale problema visivo per il cane. Un discorso a parte va fatto per la cataratta metabolica il cui sviluppo è legato, invece, al decorso di un’altra malattia di base che, molto spesso, è rappresentata dal diabete.

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cataratta nei cani
Per diagnosticare la cataratta è essenziale una visita oculistica © Ingimage

Diagnosticare la cataratta

Per la diagnosi di cataratta è sempre essenziale la visita oculistica del cane, eseguita con strumenti specifici da veterinari specializzati. “L’esame oftalmologico è sempre basilare sia per la corretta diagnosi della patologia, sia per verificare il corretto funzionamento degli organi preposti alla vista nell’animale”, spiega la dottoressa Cristina Muscolo, medico veterinario. “Qualche volta, infatti, la cataratta può andare a mascherare malattie della retina o dell’occhio che devono essere diagnosticate solo con gli strumenti idonei”.

Leggi anche: L’importanza della visita oculistica nei cani

La cura della cataratta nel cane – come nell’uomo del resto – è chirurgica. L’intervento viene effettuato in anestesia generale, dopo un’attenta analisi di eventuali cause sottostanti, del suo stadio di sviluppo e delle condizioni cliniche generali dell’animale. Prima dell’intervento, comunque, sarà sempre bene eseguire esami del sangue e analisi diagnostiche oculari specifiche del caso.

cataratta nei cani
A volte la cataratta ereditaria non è manifesta alla nascita, ma insorge nei primi mesi o anni di età: in questo caso si parla di cataratta giovanile © Brunella Paciello/LifeGate

Cataratta, il punto di vista dell’omeopata

Anche nel caso della cataratta un aiuto può arrivare dalla medicina alternativa. E, qualche volta, può rivelarsi risolutivo. “La cataratta può essere curata con la prescrizione di un fitoterapico, cioè con l’estratto di un vegetale per via orale: la cineraria t.m. (tintura madre). Più che preventivo, questo rimedio è curativo: in molti casi blocca l’evoluzione della cataratta, in altri la schiarisce. L’alternativa chirurgica, anche in veterinaria, è la rimozione del cristallino”, spiega il dottor Mauro Dodesini, medico veterinario.

La cineraria, sotto forma di collirio, è anche usata nel trattamento della cataratta umana. Si tratta di una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle astaracee, diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo. Il suo uso in campo medico era noto fin dall’antichità per curare e risolvere numerosi disturbi, fra i quali “l’annebbiamento dell’occhio”: la nostra cataratta, per intenderci.

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