Lanzarote, il Jardín de cactus vince il premio Carlo Scarpa per il giardino

Il Jardín de cactus, riconosciuto dal premio Carlo Scarpa per il giardino, propone una strada alternativa per vivere il territorio apparentemente inospitale di Lanzarote.

Il Premio internazionale Carlo Scarpa per il giardino va al Jardín de cactus (giardino di cactus) dell’isola di Lanzarote dell’arcipelago spagnolo delle Canarie, un modello di integrazione fra arte e natura a favore della conservazione di un paesaggio costituito da roccia lavica e crateri – e all’apparenza inospitale. Ideato dall’artista spagnolo César Manrique recuperando una cava di lapilli dismessa, il giardino mette il visitatore di fronte alla questione irrisolta del rapporto tra conservazione e trasformazione del paesaggio fornendo un modo diverso di apprezzare la bellezza del territorio.

Jardín de cactus
Alcune delle circa 4mila piante succulente coltivate nell’ex cava, sul suolo ricoperto di picón (lapilli vulcanici). Tra le piante ci sono rocce vulcaniche preesistenti © Andrea Rizza Goldstein

Il premio Carlo Scarpa

Il premio, istituito nel 1990 in onore di Carlo Scarpa, architetto e designer di giardini, rappresenta uno dei principali progetti di ricerca e divulgazione promossi dalla Fondazione Benetton studi ricerche nell’ambito del paesaggio. Lo scopo è quello di diffondere maggiormente la cultura di cura dei luoghi e governo del paesaggio, sottolineando l’importanza del lavoro intellettuale e manuale necessario per gestire le modificazioni dei luoghi e per salvaguardare i patrimoni naturali ad essi collegati. Nel termine di cura dei luoghi sono compresi atti creativi, piani di rinnovo e pratiche quotidiane di manutenzione di siti naturali, coniugando scienza, tecniche, arti e mestieri.

Jardín de cactus
Jardín de cactus, Guatiza, Lanzarote. Veduta dall’esterno del muro di cinta del giardino dalle coltivazioni di fico d’India che caratterizzano l’area. A destra il mulino preesistente alla trasformazione della cava in giardino; nell’Ottocento la zona era nota tra gli abitanti come Cuevas del molino (grotte del mulino) © Andrea Rizza Goldstein

Jardín de cactus, fra conservazione e innovazione

Il Jardín de cactus di Lanzarote, isola che dista 130 chilometri dall’Africa e la cui superficie è ricoperta per un quarto da distese di lava, è stato scelto dalla comunità scientifica della Fondazione ed è stato premiato a Treviso il 20 maggio. Il contesto ambientale in cui si inserisce il giardino è particolare e all’apparenza inadatto alla crescita di vegetazione. Colpita da numerose eruzioni vulcaniche, tra cui la più recente avvenuta nel Diciassettesimo secolo che è durata ben sei anni, questa è un’isola che ha saputo rinascere varie volte.

In particolare un abitante dell’isola, César Manrique (1919-1992), è stato in grado di identificare i valori del luogo, sviluppando la coscienza sociale e politica di un ambiente che fino ad allora era considerato povero e poco attraente. Dagli anni Settanta l’artista spagnolo militante si è battuto contro lo sfruttamento turistico di Lanzarote cercando di proporre un modello alternativo ad esso. È stato l’ideatore del Jardín de cactus che è stato realizzato ai margini del paese di Guatiza in una cava di picón (lapilli vulcanici usati a Lanzarote nelle attività agricole) abbandonata e in seguito utilizzata come discarica, immerso in un mosaico di coltivazioni di fico d’India.

Al suo interno si trova un sistema concentrico di terrazzamenti che si inseriscono nelle pareti della cava e che ospita oggi una ricca varietà di succulente. Elevare terrazzamenti, distendere superfici di cenere vulcanica, ideare forme di protezione dal vento; sono tutte tecniche usate da sempre sull’isola e che corrispondono a una sensibilità estetica che vuole trasmettere un sapere collettivo e allo stesso tempo lasciare il proprio segno nel tempo. Lo sforzo di questo artista è oggi portato avanti dalla Fondazione César Manrique, impegnata nella difesa dell’isola dalle speculazioni immobiliari.

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Lanzarote, un’isola apparentemente inospitale

L’estensione e la qualità delle coltivazioni presenti sull’isola oggi, in particolare quella della vite, dimostrano l’attitudine a convivere in modo creativo con un territorio difficile. Il suolo caratterizzato dalla scarsa pendenza e coperto da colate di lava solidificata, la natura povera del suolo, i venti incessanti e l’assenza di acqua hanno contribuito a creare un ambiente quasi privo di vita. Ma nonostante le condizioni estreme c’è chi, come Manrique, ha saputo cogliere le ragioni per intraprendere una rigenerazione del territorio e gli strumenti per creare un legame consapevole col proprio ambiente.

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