Lo spettacolo dei percussionisti giapponesi Kodō arriva a Roma e Milano al ritmo degli antichi tamburi giapponesi taiko. Il One Earth tour 2018: evolution è un suggestivo incontro tra Oriente e Occidente e tra passato e presente.
Kodo, l’antica arte giapponese di suonare i tamburi tradizionali taiko
Kodō è un gruppo giapponese impegnato a conservare l’arte di suonare tamburi tradizionali come l’o-daiko. I suoi membri vengono formati sull’isola di Sado e girano il mondo in tournée.
I Kodō sono un folto gruppo di giovani uomini e donne (la comunità più famosa è quella degli Ondekoza) che imparano a percuotere i famosi tamburi della tradizione nipponica, i taiko. Prima di lasciare il Giappone per intraprendere tournée in tutto il mondo, come il One Earth tour 2018: evolution che fa tappa anche in Italia, a Roma e Milano, essi conducono una vita spartana e permeata di religiosità, in perfetta armonia con la natura selvaggia della piccola isola di Sado dove trascorrono molti mesi dell’anno in un ritiro fatto di estenuanti esercizi fisici, yoga, meditazione e studio della musica tradizionale.
https://youtu.be/ErLOIL_G_X0″]https://www.youtube.com/watch?time_continue=2&v=sRudUWG7e7A&has_verified=1
I taiko, gli antichi tamburi giapponesi come l’o-daiko
In Giappone, l’o-daiko è il re dei tamburi, il più grande, il più venerato. Dal 1609 li produce un’antica società di Kanazawa, la Asano Daiko, da quando cioè gli antenati degli attuali proprietari li realizzavano per i samurai. Per la sua costruzione vengono utilizzati tronchi del bigunga, un albero che cresce in Camerun e che possiede le caratteristiche richieste dagli abili mastri tamburai giapponesi.
Un’arte difficile e complessa che si tramanda di generazione in generazione e implica una lavorazione manuale con la sola ascia, faticosissima e di grande pazienza. Occorrono almeno due lunghi anni per realizzare un o-daiko. Ma alla fine il suo suono è perfetto come il battito del cuore, con le sue accelerazioni, sussulti e rallentamenti. Si dice che ricordi il battito del cuore della madre come un neonato lo sente stando nel suo grembo. Ci sono poi anche i miyadaikos, tamburi di media grandezza, il piccolo shime-daiko e infine il gojinjo-daiko da tenere sospeso alla cintola.
Kodō, chi sono i percussionisti giapponesi dell’isola di Sado
Per poter percuotere le grandi pelli tese dell’o-daiko, che può raggiungere i due metri e mezzo di diametro e un peso di 400 chili, i membri del gruppo Kodō devono conservare corpi perfetti e soprattutto la forma necessaria a battere per ore lo strumento durante gli allenamenti e le esibizioni.
Dopo quattro anni di intenso studio i Kodō diventeranno veri e propri maestri della percussione, come i tamburi taiko, e di altri strumenti musicali della tradizione giapponese. Solo allora lasceranno l’isola di Sado per intraprendere tournée mondiali e far conoscere il potere espressivo dei loro tamburi. Il lavoro dei Kodō consiste anche nella ricerca sul campo. Come etnomusicologi, viaggiano spesso nei villaggi giapponesi alla ricerca di tradizioni dimenticate, raccolgono testimonianze orali e materiali, registrano rituali sopravvissuti alla civiltà robotizzata del Giappone industrializzato. Esperienze che poi riporteranno nelle loro incredibili performance in cui musica, teatro e danza fanno rivivere frammenti del Giappone antico.
di Maurizio Torretti
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