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Platone: il mito di Er
Esso s’impone, all’interno della vasta produzione platonica, per la particolare forza del suo messaggio che invita alla responsabilità.
La parte che chiude la “Repubblica”, lancia uno straordinario
monito all’uomo che tende sempre ad attribuire ad altri – Dio, il
Destino, la sorte avversa, l’ingiustizia… – la
responsabilità delle proprie scelte, soprattutto se non
coronate da successo.
Er è un guerriero che, morto in battaglia, risuscita e
racconta quali siano le sorti dell’anima nell’aldilà: sono i
giudici che siedono in cielo che invitano Er a raccontare agli
uomini quello che ha visto lassù.
Ma leggiamo le precise parole di Platone: “Non sarà il
demone a scegliere voi, ma sceglierete voi il demone. E il primo
tratto a sorte scelga primo la vita nella quale poi dovrà di
necessità essere legato. La virtù non ha padrone:
secondo che ciascuno la onora o la dispregia, avrà
più o meno di lei. La colpa è di chi sceglie: Dio non
ne ha colpa.”
Ecco il significato del mito: nell’aldilà ci sono offerti
diversi modelli di vita, ma nostra è la scelta!
Insomma, l’uomo non può scegliere se vivere o morire, ma
è pienamente libero di scegliere come vivere moralmente, se
seguire il vizio o la virtù.
Tutte le anime, anche se l’ordine con cui dovranno scegliere il
proprio tipo di vita è tirato a sorte, hanno a disposizione
un numero sufficiente di modelli esistenziali, perciò nessun
uomo può accusare il Destino, perché è lui
stesso a crearselo: “Anche chi capita ultimo, purché scelga
con giudizio e viva coerentemente a questa scelta, può
aspettarsi di avere una vita soddisfacente e per a malvagia.
Pertanto chi sceglie per primo non sottovaluti la scelta, né
si perda d’animo chi finisce per ultimo.”
La stessa virtù non ha padroni: è di chi la sceglie
responsabilmente.
La rottura con il mondo greco, secondo cui sarebbero gli Dei, la
Necessità a decidere il destino dell’uomo, non poteva essere
più netta.
Fabio Gabrielli
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